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REGOLE ED ARBITRI

CALVISANO VS VIADANA, LA POLEMICA SULL’ARBITRO. BARCA HA (QUASI) TORTO

A corredo del derby di Top10  fra Calvisano e Viadana, vinto meritatamente dai calvini, c’è un articolo di Gianluca Barca sul Giornale di Brescia che da queste parti ci lascia decisamente perplessi.

Scrive Barca:” …il fatto che a dirigere il derby della Bassa Padana ci fosse un bresciano, Gianluca Gnecchi, ha fatto storcere la bocca a molti. E qualcuno, alla fine della partita fra Calvisano e Viadana, ha detto che l’arbitro dovrebbe sempre provenire da una piazza «neutra». Per evitare polemiche, pregiudizi e alibi di sorta.  Ecco: alibi e pregiudizi. Il rugby dovrebbe imparare a metterli da parte

Perchè Barca ha quasi ragione ma quel “quasi” lo frega del tutto. Perché Barca avrebbe ragione se tutto il suo ragionamento fosse fatto nei paesi anglosassoni che lui stesso in altra parte del suo pezzo cita, ma la partita coinvolgeva il Calvisano, e questa, piaccia o no, non certo per pregiudizio o alibi,  è diventata tutta un’altra storia.

Barca ha ragione solo sul principio quando dice che:” … pensare che sia la provenienza geografica del direttore di gara ad influenzarne le decisioni è una debolezza vecchia come il cucco dello sport in Italia …”. Va detto prima di tutto che un Petrarca Vs Rovigo arbitrata da un padovano o rodigino non piacerebbe a nessuno non fosse altro perchè c’è un piacere sottile anche nell’avere una parte da altra città, completamente fuor di contesa,  terza anche di nascita e con il fischietto, perchè questo è un riconoscimento di valore al match ed all’evento, una importanza che viene così riconosciuta: la terziarietà assoluta è un valore positivo non un impiccio. Noi italiani siamo fatti così, se Barca vive a Coventry o a Bath si è contento per lui, ma questo è un altro mondo, chi  scrive qui lo preferisce mille volte alla freddura calcolatrice anglosassone. Tutto questo ragionamento vale anche per Calvisano Vs Viadana? Qui si pensa di si.

Detto questo però ci sono altre debolezze in Italia vecchie come il cucco che ci pare appartengano a questa storia: il nepotismo ed il campanilismo sciocco.

Per il primo, il nepotismo,, il Presidente della Federazione, bresciano anzi, di Calvisano, ha recentemente dimostrato in una intervista il significato del nepotismo dichiarando che non è intervenuto sulla scarsa attività di un Consigliere Federale, di Calvisano anche lui, perchè lo ritiene “un figlio”.

Dal nepotismo al campanilismo sciocco. Perchè, Barca se ne sarà accorto, negli ultimi 8 anni abbiamo scoperto che tutto il rugby italiano gira intorno alla bassa bresciana (Calvisano): tutte le Nazionali, così come l’ Accademia e la relativa squadra di serie A, raduni tecnici della Federazione, giocatori per la Nazionale  per le franchigie, tecnici che passano da FIR a Calvisano e viceversa,  anche gli arbitri sono lì vicino, evidentemente. Tutto ha come centro Calvisano.

Una FIR sbilanciata, completamente fuori da ogni equilibrio territoriale, non suscita evidentemente sentimenti “anglosassoni”, che cosa si pensava di raccogliere facendo così?

Il clima… diciamo…. “non-positivo” verso una certa zona della provincia di Brescia, la diffidenza verso qualsiasi cosa che da lì provenga, si è creato così: nepotismo e campanilismo sciocco (chiamiamolo solo così). Poi tutti, magari anche da qui, ci mettiamo la nostra parte di tossine ma Gianluca Barca è così sicuro di poterci fare una predica?

Ora, si chiede, per una partita di cartello ci sono arbitri solo del bresciano? Considerando che Mitrea è sulla via del ritorno, come siamo arrivati a questo? Barca infatti scrive anche che:”….In Italia, in questo momento ci sono tre fischietti con esperienza internazionale, Marius Mitrea di Treviso, Andrea Piardi (…) e appunto Gencchi: gli ultimi due sono entrambi di Brescia”

Come è possibile che tutto il Veneto, il Lazio, la Toscana, l’Emilia Romagna il resto della Lombardia non abbiano saputo esprimere in questi anni un paio di arbitri buoni,  uno dei quali potesse arbitrare Calvisano Vs Viadana? Perchè vista da questo lato Gnecchi che arbitra quella partita è una enorme sconfitta di tutta la Federazione e del Cnar.

Tornando all’inizio: ma allora quella affermazione sulla necessità di un “arbitro terzo” se non era “richiesta di valore” che cosa era? Campanilismo sciocco? Allora forse vale il vecchio detto che “chi semina vento raccoglie tempesta”.

E’ vero però, gli arbitri non hanno niente a che vedere con questo quando sono in campo, da queste parti li abbiamo sempre (a volte ciecamente) difesi e lo facciamo anche ora. Si conta perciò adesso di avere in questo un nuovo alleato: Gianluca Barca.

L’autorevole giornalista bresciano è invitato a darsi anche da fare, oltre che per salvarne l’onore degli arbitri in una partita del Calvisano, per far riconquistare al gruppo Arbitri della FIR la propria indipendenza ed autonomia che gli è stata tolta dalla organizzazione voluta e poi varata dalla attuale Presidenza federale.

Autonomia ed indipendenza degli arbitri, questo è il modo migliore per farli rispettare in campo, farli guardare come esempio e indirizzo del gioco. Perchè come dice Barca “.. un arbitro o è bravo o non è bravo“. E, si aggiunge da qui,  questo vale sempre e per tutti.

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