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Il bello di essere brutti

(SULLA LEGA CLUB) ….E IL NAUFRAGAR M’E’ DOLCE IN QUESTO MARE

Da queste parti c’è una convinzione: una Lega dei Club che venga costituita intanto per organizzare il massimo campionato italiano, potrebbe essere, nell’attuale assetto, una spinta propulsiva fondamentale per tutto il movimento, gruppi giovanili inclusi.

Ma oggi non ne parliamo, oggi, lasciate fare e portate pazienza, si buttano giù due righe, sulle braccia che ti cadono davanti all’atteggiamento dei massimi nostri dirigenti, quando viene detto loro quanto scritto qui sopra.

Primo: sono tutti d’accordo. Se ne fosse sentito uno che abbia detto il contrario.

Il passo successivo però è il buio. Questi dirigenti delle maggiori Società di rugby italiane danno l’impressione di non avere la più pallida idea di sapere come si fa. E ci si sta convincendo che forse è proprio così.

Non vanno oltre il fatto di organizzarsi una riunione fra loro, e “speriamo di esserci tutti altrimenti non conta”; nella riunione poi, come punto più alto della discussione, chiedono i soldi della FIR. Quindi aspettano la voce dell’emissario della Federazione che finalmente mette giù il telefono (stava parlando di Pro14 con Ascione mica lo si poteva interrompere) e risponde che….. . Ma cosa conta la risposta da parte di chi non ha alcun interesse al fatto che ci sia una Lega di Club?

Così noi di queste latitudini bloggerecce si prova a sentire qua e là, si fa presente a molti dirigenti che le strade sono molte, che la Lega dei Club è un fattore che va ragionato su un piano   prima di tutto progettuale, che si deve partire da una vision, costruire un modello e da lì guardare al miglior assetto (e non ad uno qualsiasi ma condiviso). Tutti ragionamenti di preparazione alla realizzazione di una cosa che produca gli effetti che si chiede ad una Lega di Club: produzione, gestione, espansione.

Ma la gran parte dei nostri massimi dirigenti sanno a memoria come si deve alzare la difesa (o pensano di saperlo), come deve essere un pilone, il nuovo ruolo del mediano di apertura, sono amici del gruppo “old”, hanno una grande stima per Tizio o Caio, conoscono personalmente qualche campione e soprattutto sanno giocare a rugby. Per loro molto spesso la parola “Società” è un modo per far girare l’ovale o, al massimo, una cosa da commercialisti. Tutt’al più una aessedi..

Troppe volte questi massimi dirigenti sono grandi uomini e grandi rugbisti ma scarsi o nulli proprio come “dirigenti”. Questo è il problema, non “i soldi della FIR”.

Così, quelli che vivono alle latitudini de “Il Nero il Rugby”, ogni tanto vedono uscire la sigla “Lega di Club” e pensano che si possa fare, ma invece no, il rugby ci sarebbe ma dove sono le teste?

Comunque qui non si demorde. Perchè anche ci si dovesse naufragare dentro, il mondo del nostro rugby rimane sempre una cosa bellissima.

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