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MEDIA & SPORT

I MILLE E PRIME

Far vedere il rugby salva il rugby? Forse si, specialmente per il livello più alto. Ma come si può fare, vista la contingenza, una cosa del genere in Italia?

A questo proposito nel nostro paese sono rimbalzate due notizie che, anche se non sembra, sono invece intimamente legate fra loro: i mille spettatori ammessi nel nostro paese allo stadio a vedere le partite, l’annuncio di Ben Morel CEO del Sei Nazioni  per il raggiunto accordo con Amazon Prime che trasmetterà il rugby della Autumn Nations Cup  (sicuramente in UK e per gli altri? Mah). La Autumn Cup è il nuovo torneo internazionale che si svolgerà fra novembre e dicembre ed includerà su due gironi i team del Sei Nazioni e due invitati: Georgia e Fiji.

Quindi da una parte la vendita dei diritti delle partite presso tv e media e dall’altra l’accesso del pubblico direttamente allo stadio. Due temi che si incrociano ma che, a dispetto di quello che pensano molti, non si risolvono l’uno con l’altro.

Pochi giorni fa la stampa inglese titolava della morte certa di diversi club della Premiership (almeno 5) se non fosse iniziato al più presto il campionato e non ne fosse dato accesso al pubblico. Questo dopo l’annuncio del governo inglese di considerare gli stadi chiusi per altri sei mesi almeno. Chiaramente i Club inglesi non chiedevano ingresso indiscriminato alla Stadio ma supporti economici sostitutivi da parte del Governo.

Il giornale The Times riportava infatti alcuni giorni fa questo dato del rugby inglese di Premiership:” .…per la maggior parte dei club il 50-60% delle loro entrate proviene dalla vendita dei biglietti, dall’ospitalità durante le partite e dalle entrate generali. I club stanno perdendo tra le 750.000 e il milione di sterline al mese…“.  Insomma, portare persone allo stadio alla latitudine nord è un affare considerevole, soprattutto considerando la loro potente organizzazione in termini di store & gadget. 

Attenzione: nella magica Inghilterra del rugby nonostante siano in grado di portare a casa contratti con partner importanti per i diritti sui “media” del loro rugby, senza gli ingressi agli stadi hanno dei problemi.

In Italia la situazione è diversa ed è ben più difficile fare un ragionamento sulle ipotesi di sopravvivenza dei nostri club di vertice (Top10) dopo che già due su dodici sono emigrati ai piani più bassi.

Riguardo ai mille spettatori autorizzati all’accesso allo stadio per il nostro Top10 tutto è ok! Pochi fra i club riescono a mettere regolarmente quel numero di persone sui propri spati. La copertura televisiva o dei “media” invece è sempre stata realizzata a scopo gratuito e gli ultimi anni il tutto andava su Facebook.

Visto così pare che per il rugby italiano non sia cambiato molto, invece si perchè quello che sta venendo a mancare è il supporto economico esterno (sponsor, “donazioni”, contributi), che è l’unico vero sostentamento del rugby italiano.

E’ dunque evidente, paragonando Italia ed Inghilterra, che sussiste paradossalmente sul nostro territorio un danno economico proporzionalmente minore rispetto a quello inglese; il pubblico infatti da noi non fa la differenza, ed una politica remunerativa da gestire sui media e tv può ancora essere ingaggiata (attualmente siamo a zero) per provare a muovere le pedine economiche del rugby italiano di Top10. Verrebbe la voglia di provarci?

E’ un lavoro molto difficile ma un gruppo di organizzatori del Top10 che crede davvero nel nostro rugby ci potrebbe provare lasciando “gli altri” nell’angolino a dire che non si può fare niente.

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