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FIR E DINTORNI

TOP12 E CONVERGENZE PARALLELE (MA LE RETROCESSIONI CE LE TENIAMO)

Le Società di Top12 stanno perdendo tempo prezioso in pinzallacchere invece di badare al futuro, quello loro, del rugby italiano, del nostro massimo campionato. Basta fare le finte, che nemmeno Maradona ne ha fatte tante, basta con i mezzi problemi, quando si parla di quelli veri?  

Perchè il “problema” del quarto straniero, ritirato ma poi riammesso dalla FIR, era di squisita pochezza rispetto al calo tecnico che questo campionato ci ha riservato negli ultimi otto anni.

Perchè la questione dei forse due o tre team che, in mancanza di ossigeno, non si iscriveranno al campionato non serve a nulla se poi restano quelli che giocano a tirare avanti di mese in mese della serie #staremoavedere, alla faccia della qualità.

Perchè la questione di quando inizia questo campionato (a settembre, in pieno autunno, a gennaio) è un nulla riempito di niente se si continua a gestire questo tempo a suon di silenzi e vuoto pneumatico. In questi mesi il Top12 (10, 8, 6… chi lo sa) ha il tempo di ripensarsi, di chiarire cosa vuole fare da grande, invece sta lì ad aspettare che arrivi l’imbeccata della Federazione.

Quando arriverà potrà però essere anche amara. Una fra le tante è la circolare della FIR che ridisegna il nuovo percorso formativo degli atleti di interesse nazionale e che centralizzerà ancora di più la gestione dei presunti grandi talenti giovanili, li metterà sotto chiave e porterà i team di Top12 in ancora maggior subordinazione degli altrui interessi. Insomma avremo sempre meno un vero campionato italiano e sempre di più una palestrina di allenamento per ragazzi di ben altre aspirazioni.

In questo quadro di totale inoperosità, inutilità progettuale e sterilità generale dei club del Top12 è almeno inopportuno, fuori dal tempo e forse una vera offesa, la proposta del Presidente del Mogliano di bloccare il prossimo anno le retrocessioni dal massimo campionato.

Questi Club che sono al vertice, che dalla loro posizione non hanno costruito, tranne solitarie rare eccezioni già documentate, un bel nulla e nessuna proposta pubblica al rugby, poi vogliono il posto garantito? In funzione di cosa? La crisi sanitaria era un brutto evento non uno strumento di salvezza per sistemi desueti.

Ma un fatto nuovo oggi c’è.

Da queste parti, in palese contrasto con lo schema della Dirigenza FIR, si è sempre sostenuta la necessità di un campionato italiano vero e forte, in crescita tecnica e non vincolato se non ad alzare il proprio livello. Questa idea e quella invece perseguita dalla Federazione oggi come oggi, con tutto quello che è accaduto, hanno un punto in comune. Specialmente prendesse vita  la “circolare” di cui sopra.

Per realizzare tutti e due gli schemi infatti oggi servono Club “veri”, ben organizzati, che guardino in Alto, sempre meno vincolati a pratiche volontaristiche e che propongano piani di lavoro sempre più vicini a quelli del Pro14. Insomma, che abbiamo potenzialità di crescita e di sviluppo tecnico ed economico. Questo sarebbe il Top12 (10,9 ,8, 7…).

Perchè se questa Federazione continuerà nel suo programma come sembra, avrò presto bisogno di Società in grado di sostenere questo progetto, in grado di offrire standard dinamicamente puntati verso l’alto. Quindi, nel massimo campionato italiano del futuro, le mezze calzette in formato “sopravvivenza” non andranno più bene a nessuno, neanche alla Federazione.

Altro che non retrocedere dal campionato Top, qualcuno in futuro addirittura potrebbe non esservi ammesso.

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