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AFFARI ESTERI

L’IDEA DI PICHOT: #GLOBALGAME

I pronostici danno Bill Beaumont rinnovato Presidente del rugby mondiale il prossimo 12 maggio, la sfida lanciatagli dall’argentino Augustin Pichot, suo Vice-Presidente fino a ieri, sembra una corsa senza speranza. Ma non sarà così in tutti i casi.

Perchè Pichot ha messo sul piatto una serie di temi importanti e ne dovremmo parlare anche  in Italia. La FIR invece, ben prima di conoscere piani e programmi dei candidati, ha già promesso i suoi voti a Bill Beaumont a mezzo Francia, dai transalpini riceveremo in cambio dei favori ma da queste parti non ci ricordiamo quali. Forse perchè non ce lo hanno mai detto. Cosa loro?

L’argentino ritorna a proporre, ci piaccia o no, un “ torneo annuale con 12-14 test per nazione all’anno“, una cosa che scavalcherebbe i tornei attuali, Sei Nazioni incluso. Propone di “…cambiare il sistema di voto ponderato, che allo stato attuale dà più potere alle nazioni benestanti, nonché la condivisione delle entrate“. Propone di spingere sul rugby giovanile e di base e propone di appoggiare nuove Nations emergenti (Brasile, Tunisia…).

Pichot  parla anche di dare maggior spazio ai giocatori nei processi decisionali ma anche di riduzioni dei salari per dare maggior sostenibilità ma soprattutto propone un modello di gioco “...sicuro e divertente, con un dipartimento dedicato all’innovazione tecnologica...”. Discutere del modello di gioco che vogliamo sarebbe stato importante. Cosa ne dite?

Due sono le caratteristiche generali della proposta davvero “rivoluzionaria” del candidato argentino.

La prima è quella che si chiamerebbe in geopolitica “terzomondismo”. Pichot punta direttamente al cuore delle grandi e ricche Federazioni mondiali, Inghilterra e Francia in testa, di fatto accusandole di essere il freno a mano tirato per lo sviluppo del rugby mondiale.

Difficile dargli completamente torto. Lo sanno da mo’ gli europei, in particolare Galles ed Irlanda, ma poi tutti corrono sotto l’ombrello anglo-francese a chiedere le briciole. La FIR pare lo abbia fatto anche adesso per votare Beaumont.

Pichot un po’ come Zorro o Robin Hood? No, molto di più. Perchè alla fine di queste elezioni lui sarà il rappresentante di mezzo mondo. Anche se perde.

La seconda caratteristica dell’offerta di Augustin Pichot è la volontà di ripartire dal rugby per parlare di rugby. Si punta sul rugby di base e sulla visione del tipo di gioco.

Già in passato Pichot aveva chiesto alla classe arbitrale mondiale di uniformarsi al gioco, di essere coerente a livello planetario. Pichot non accetta che sia il fischio del referee a decretare il tipo di gioco, come spesso accade, determinando così dei veri e propri “stili” di gioco molto locali.

La visione più centralistica del “rugby” giocato può piacere o no ma il solo pensarla significa, oltre alla corretta applicazione della parola “professionismo”, sognare un modello che sappia andare incontro ai paesi emergenti e soprattutto favorire l’apertura del nostro sport a livello più globale e meno zonale.

Sono temi che andrebbero approfonditi ma che, oltre a ricondurci alla necessità di parlare di rugby per far ripartire il rugby e non solo di favori e note spese, ci potrebbero aiutare a guardare il futuro del nostro rugby italiano.

Le proposte di Pichot possono non piacere ma sono un punto di partenza molto interessante.

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