Connect with us

A TITOLO PERSONALE

TECHNICAL; FILIPPO FRATI, GLI ALTRI, L’ITALIA ED IL …BREAKDOWN

 

Una nuova rubrica nasce per questo Sei Nazioni  su “Il Nero Il Rugby” si chiama “Technical” e vive delle idee, dei commenti e delle opinioni di un grande tecnico del nostro rugby: Filippo Frati. Dalla sua tana di Milano dove lavora con passione e successo al progetto di crescita del CUS Milano Rugby, Filippo, attraverso “TECHNICAL”, ci racconterà cosa ha visto di speciale nel turno trascorso del più bel torneo di rugby del mondo. Un grande grazie a Filippo. (Stefano F.) 

Ciao Stefano e ciao a tutti gli amici de Il Nero il Rugby

Prima di tutto complimenti ai ragazzi dell’U20 di Fabio Roselli e alle ragazze di Andrea Di Giandomenico (alle quale dedico la foto di apertura, brave ragazze!) per le straordinarie vittorie di venerdì e domenica in Galles.

Ero a Cardiff sabato e a fine partita la prima cosa a cui ho pensato è stato: e adesso cosa vado a raccontare nella nuova rubrica del Nero? In teoria Stefano mi avrebbe dato carta bianca, potrei scrivervi di tutto quello che voglio.

Potrei scrivervi del bellissimo ma alla fine poco efficace rugby messo in pratica dalla Scozia, che ha giocato meravigliosamente pur giocando senza Finn Russell in cabina di regia, al momento per me la miglior apertura del mondo.

Oppure scrivere della pragmaticità della vecchia Irlanda, nuovo allenatore, stesse abitudini. Della sfrontatezza (vedi nuovo Head Coach Fabien Galthiè) e della brutalità (vedi nuovo Defence Coach Shaun Edwards) con cui la Francia ha messo sotto l’Inghilterra,

Eddie Jones tra l’altro, in settimana aveva avvertito i giovani giocatori francesi che sarebbe stato un match brutale, si è dimenticato di dire loro però chi avrebbe brutalizzato chi.

Potrei parlarvi del nuovo Galles di Wayne Pivac e Stephen Jones, anche se, come letto su praticamente tutta l’intera rassegna stampa britannica, la vera prova del nove ci sarà sabato prossimo in Irlanda. Perché l’Italia di sabato purtroppo è stata ben poca cosa.

L’Italia, ecco di cosa vi parlo n questo mio primo intervento su “Technical” . E vorrei parlarvi dell’Italia vista sabato a Cardiff, la prima Italia targata Franco Smith, non di quella che perde da 23 partite consecutive e non vince una partita al 6 Nazioni ormai da 5 anni.

Permettetemi una piccola premessa, sono un grande fan di Franco Smith, mi piace il suo stile, deciso e diretto, lo ritengo un innovatore, uno che non ha paura di sperimentare cose nuove, basti pensare al suo Benetton dei primi anni di Celtic, per arrivare agli ultimi Cheetahs con cui ha vinto l’ultima Currie Cup.

Per questa Italia di Smith voglio andare oltre al risultato finale e provare a raccontarvi cosa ho visto davvero io,

Perchè ho visto finalmente una distribuzione precisa degli avanti in mezzo al campo, dal caos degli ultimi anni siamo (servirà ancora tempo) passati ad un 1-3-2-1-1, che ricorda lo Shark attack dei Makos del 2018 (con cui hanno vinto la Mitre 10 cup l’anno scorso) che poi è diventato il sistema di attacco dei Cheetahs vittoriosi in Currie Cup.

E’ un sistema che ha prodotto risultati ma che, come tutti i “sistemi”, ha bisogno di interpreti adatti, e si tratterà di capire se potrà essere quello giusto per i giocatori che abbiamo. Di sicuro il tempo e soprattutto gli avversari, non sono dalla nostra.

E’ un sistema di gioco che offre molteplici opzioni all’attacco è quindi perfetta la scelta di Smith di giocare con due playmaker, è però anche un sistema che deve prevedere tanto possesso di palla e di conseguenza tante ruck da fare e qui arriviamo alla nota più dolente di tutte: i breakdown in attacco.

BREAKDOWN DI ATTACCO Su questi si è visto una tecnica approssimativa e inefficace del portatore di palla per vincere lo spazio dietro al placcatore e presentare la palla nel modo corretto.

Qui la palla deve essere nascosta dal corpo del portatore al contatto con il terreno e mai esposta alla pesca dell’avversario, una tecnica chiamata chesting, una sorta di tuffo in meta cercando di andare oltre/dietro il placcatore che ti consente appunto di cadere nascondendo la palla agli avversari .

Si è anche notato il costante ritardo del primo sostegno che non ci ha consentito di produrre palloni veloci e di mettere sotto pressione la difesa gallese. Dobbiamo invece anticipare l’intervento con una sorta di “placca il placcatore” da parte del primo sostegno per garantire come minimo la conservazione della palla. 

Se eseguito con il giusto timing può consentire all’attacco di vincere le ruck spendendo solamente un giocatore in pulizia con ovvie conseguenze su velocità di uscita della palla e maggior numero di giocatori oppure opzioni fuori per giocarla.

Il rugby moderno sta andando in questa direzione, tutte le grandi squadre, nazionali, franchigie, clubs, perfino il Cus Milano in serie B, stanno lavorando nei minimi dettagli il breakdown, su come dominare questa fase di gioco per produrre appunto palloni veloci. Non so se l’Italia sta lavorando su questo ma è evidente che qualcosa nel modo in cui alleniamo questa situazione di gioco va cambiata.

Per concludere, un paio di considerazioni sulla convocazione dei 23. Grande partita di Cannone, complimenti a lui e al fratellino che ha brillato nella vittoria dell’U20. Due selezioni invece non mi hanno convito per questa partita

In primis Braley al posto di Tebaldi nei 30 e poi Braley al posto di Violi come mediano di mischia titolare. Braley non è abituato a giocare titolare nel suo club, difficile riesca a farlo bene in Nazionale nel torneo più prestigioso del mondo.

Secondo, Sarto titolare all’ala destra, Leo non ha mai brillato per rigore e disciplina in campo e due sue disattenzioni difensive ci sono costate 2 mete, avrei preferito Hayward a 15 e Minozzi a 14, con Padovani in panchina.

Cosa ne dite? Alla prossima !

More in A TITOLO PERSONALE