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FORZA RUGBY

MONDIALI E UNION: LA DIFFERENZA

 

Se c’è una cosa che i prossimi Mondiali ci dovranno far vedere è proprio quanto è ancora profonda la “differenza”. Quanto è ancora lo scarto fra fra il nostro rugby cosiddetto “union”  e le due altre forme di sport ovale che negli ultimi anni i nostri super- capi mondiali hanno “coinvolto” nel nostro regolamento, ovvero il rugby-league ed il football americano?

Senza essere in alcun modo esaustivi piace ricordare solo che il nostro regolamento ha, negli ultimi anni, messo pesantemente le mani in mischia, la fase più tipica dello “union” è diventata lenta ed involuta, forzuta e per certi versi talmente illeggibile che è difficile vedere due arbitri “top” averne una gestione almeno confrontabile.

Dallo snaturamento della mischia come piattaforma di lancio si è passati, tramite le nuove regole sul breakdown, alla creazione delle due linee attacco-difesa belle floride e compatte, due linee di scontro complete e paritarie dove il regime delle “sportellate” e dello scontro fisico ha avuto ragione del rugby union di evitamento che aveva creato forme di vita sul pianeta riconducibile al rugby-champagne o ad altri mostri sacri decisamente sottopeso rispetto ai giocatori prof di oggi..

In tutto questo abbiamo inserito il rugby di velocità, movimenti rapidi come soluzione ad alcuni problemi di cui sopra, una idea che ha snaturato certi ruoli “union”, cambiato le attitudini, messo al centro dell’allenamento la palestra e regalato gridolini entusiasti alla vista di tallonatori-corridori, ali di sfondamento e centri da ball-carrier.  Nessuna nostalgia ma questo è ciò che è accaduto.

Velocità e sportellate, un po’ di rugby-league ed un po’ di NFL, non per forza è tutto sbagliato, tutt’altro, ma la questione “rugby union” e le sue caratteristiche primarie non sono mai state messe alla prova come in quest’ultimo quadriennio e quindi questi Mondiali sono la cartina tornasole. L’ultima perchè dopo si dovrà prendere una strada.

Nel momento in cui gli Harlequins in Inghilterra annunciano di aver incluso per il prossimo anno nel loro staff di Coach uno dei più conosciuti allenatori di rugby-league del proprio territorio la questione si fa più evidente. Lo scambio di giocatori era normale ma quello dei Coach non si ricorda.

Poi c’è da guardare la MLR la lega professionistica di rugby-union statunitense che continua a crescere forte anche di questo regolamento più “comprensibile” a media e pubblico di quelle latitudini che hanno nella NFL e sopratutto nel Super Bowl quasi uno scopo di vita.

Regolamenti nuovi per nuove penetrazioni territoriali che però hanno scaricato alcuni significati originari del nostro gioco e reso tutto il panorama più difficile e soprattutto assolutamente meno europeo.

Questi Mondiali giapponesi misurano questa situazione e dovranno dire qual’è davvero la strada soprattutto adesso che World Rugby ha dovuto ritirare il progetto di campionato annuale per Nazioni, che era uno dei punti di arrivo dei nuovi regolamenti, di fatto chinandosi alle volontà delle Federazioni europee. Queste ultime sono poi in gran movimento con la cessione di parte delle quote sociali di Sei Nazioni e Pro14, dopo quelle della Premiership inglese, a partner privati leader nel settore dell’intrattenimento televisivo e dei contenuti web.

Sono quindi i Mondiali, questi Mondiali, che ci diranno qual’è il nostro rugby, che decideranno fino a che punto fare la differenza da Rugby League e Football Americano sia davvero la strada vincente, fino a che punto il nostro “Union” può vincere senza eccessivi altrui coinvolgimenti la sfida con il futuro.

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