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FORMAZIONE

MERCATO & TOP12: BREVE RIVISTA DI CASI ISOLABILI

Professionisti o dilettanti? Il Top12 è un guazzabuglio di esperienze diverse che vengono messe insieme, così, alla carlona. La cosa traspare in tutta la sua evidenza nei giorni di “mercato”.

Il “mercato” dei giocatori di questo Top12 è di fatto una cosa assurda visto che è un campionato in larga parte dilettantistico, ma è così. I giocatori si spostano e le direttrici di scambio sono principalmente tre: i giovani azzurrati Under20 o Accademici che devono passare dal purgatorio Top12 per poter poi ambire alle franchigie di Pro14, i giocatori stranieri che di rugby vivono, alcuni semi-dilettanti (o semi-prof, dipende da che punto del guazzabuglio li si guarda) non azzurri o accademici che ci provano a fare “mercato” in virtù delle loro ottime prestazioni.

Da queste parti non si è mai fatto “mercato” del “mercato” e quindi oggi vi si lascia sul piatto solo alcune perplessità legate ad alcuni modi di fare “mercato”.

I QUATTRO MOSCHETTIERI del Calvisano che passano alle Zebre: Danilo Fischetti, Marco Manfredi, Enrico Lucchin e Pierre Bruno sono una costante di fine campionato. Qualcuno dice che se vuoi arrivare in Pro14 devi passare nella squadra del cuore del Presidente Federale, a Calvisano quando sentono una cosa del genere si strappano i capelli e urlano al complotto ma ormai c’è poco da far strepiti ogni anno è sempre più difficile per loro dimostrare non sia così. Questo tipo di “mercato” ha generalmente una definizione positiva ed una negativa. La prima è programmazione. La seconda è tutta vostra.

AMBIZIONI legittime dichiarate alla stampa. Quelle di Riccardo Brugnara che lascia Rovigo e mette il sale a quanto appena scritto qui sopra. Dice tra l’altro Brugnara raccontando del suo passaggio da Rovigo a Calvisano:”… poter ulteriormente aumentare il mio bagaglio tecnico e rendermi visibile, attraverso il lavoro a Calvisano, per eventuali apparizioni in Pro14”. Perchè Riccardo, a Rovigo che cosa esattamente non si poteva fare?

IDENTITA’ PERDUTA? Quella del Bando Pubblico di Gara per entrare nelle Fiamme Oro Rugby, ovvero il “mercato” dei cremisi”, è ogni giorno di più una cosa fumosa. I ragazzi che ci accedono sembrano più il frutto di una vera operazione di “mercato” che non di un vero “bando”, già su questo ci sarebbe da discutere ma oggi il punto non è questo. Il fatto è che troppi giocatori delle Fiamme non sono e non diventano poliziotti, per non parlare degli stranieri. Per questo, non per altro, è strano associare la parola “mercato” alla squadra della Polizia, eppure…. però che confusione… . Insomma qui il “mercato-bando” richiama la questione della “identità”, che diventa urgente.

INGAGGIO NON SUFFICIENTE per Gabriele Cicchinelli, lo scrive la stampa locale di Rovigo motivando la potenziale non-permanenza del romano nel team rossoblù. Citiamo questo nome ma ve ne sono altri sulla stampa che rimbalzano da un team all’altro con questo motivo. La domanda vale per tutti: davvero pensiamo che una motivazione del genere sia possibile e seria nel massimo campionato italiano di rugby? Ma chi stiamo scimmiottando? Forse tutti insieme, compreso chi scrive qui, poi “procuratori”, giornalisti, giocatori, allenatori e dirigenti, ci dobbiamo dare una regolata su chi siamo davvero. Siamo quelli delle nozze con i fichi secchi, ricordiamocelo.

BANDIERE… AL VENTO che chissà dove questo le porta. Perchè Andrea Mennitti-Ippolito è un gran giocatore ma anche una bandiera del Petrarca, eppure il suo nome sventola da giorni libero sul “mercato” di cui sopra, un giorno con destinazione addirittura degli  acerrimi avversari di Rovigo (a proposito di identità perduta) e l’altro verso Calvisano. Neppure al Petrarca si è più capaci di essere attrattivi verso i giocatori “di casa”? Un sospetto in verità era venuto lo scorso anno quando il club padovano aveva sciorinato la lista dei permit player destinati alla Benetton, nessuno dei “propri” ragazzi ne faceva parte. Un apprezzabile “realismo” con il quale però il Petrarca prima o poi farà i conti. Forse li sta facendo adesso. Questo nostro modo di fare rugby sta evidentemente facendo male in tanti modi diversi.

Solo pochi casi di una macchina che macina esempi di “guazzabuglio” ogni giorno. Questi erano i casi immediatamente “isolabili”, da affrontare però sempre con un sorriso ed un “forza rugby”. Ne verremo fuori.

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