Primo giro di semifinali del Top12 ed adesso tocca al ritorno a campi invertiti.
Si va Calvisano con il dubbio, se i bresciani sono davvero il poco che si è visto a Reggio Emilia allora tutto può succedere, si va a Rovigo per vedere la partita perchè quella di Padova a tratti è stata di pallanuoto, perchè quella di Padova ha lasciato con il fiato a metà, nessuno ha davvero prevalso in nessun modo.
Vediamo i due match.
Valorugby zoppicante, in questa prima semifinale gli emiliani non sono stati per nulla convincenti. La loro partita si consuma sugli errori di placcaggio, i buchi in difesa (in generale la difesa va proprio male) alcuni errori tattici sui cinque metrici. Gli emiliani dimostrano buone soluzione di attacco, sono ariosi e quasi efficaci quando giocano in apertura, riescono a gestire bene lunghe fasi di possesso ma soffrono troppo la mischia calvina e troppo spesso vogliono giocare come gli avversari subendone dolorose conseguenze.
Una cosa va detta di questo Valorugby: le squadre arrivate al quarto posto in regular season capita si accomodino in semifinale ritenendo la posizione di regular season un risultato già soddisfacente, i ragazzi di Manghi invece hanno dato nettamente l’impressione di crederci: ci hanno messo davvero tutto, hanno detto che vogliono andare in finale. Questo Valorugby è ostico, può essere una brutta sorpresa per i gialloneri. Amenta esce troppo presto e la differenza si vede, Vaega oggi non c’è, alla grande vanno invece Dell’Acqua, Paletta e Balsemin.
Il Calvisano per certi tratti del match è parso l’ombra di se stesso. Però è bastato e quindi si è quasi inclini a pensare che …. . Mah. I gialloneri partono con un gioco veloce basato sull’alto valore dei propri skill ma si spengono piano piano. Più fisico che testa, più falli che difesa, poi falli in mischia, poco lavoro sulle piattaforme di lancio statiche. Tanto boom boom fisico delle solite seconde e terze, i trequarti non vengono considerati ma in compenso tanto intelligente opportunismo sui problemi dell’avversario. Calvisano può fare molto di più. Brilla comunque un ottimo Pescetto, quando esce Cavalieri si sente eccome, un voto alto lo merita in generale la gestione del punto di incontro: da top.
Ha arbitrato quello che è parso un Liperini in gran spolvero.
Il derby d’Italia meriterà sicuramente più spazio la prossima volta perchè per questa volta le condizioni atmosferiche da bufera e quelle degli schieramenti proposti hanno davvero detto: parità.
Il Rovigo sarà stato sicuramente più convincente nel gioco a terra, ha collezionato decisamente meno errori e meno falli ma ha portato a terra ben poche rimesse laterali e di certe mischie vinte non ha saputo cosa farsene. Il Petrarca ha cominciato il match con due buchi applicati sopra la sua specialità, la difesa, per poi far risaltare il suo demone, la sterilità in attacco.
Il pareggio finale è giusto e rispecchia il campo ma la vera impressione è che le due squadre ad un certo punto si siano incartate sui propri schemi di fatto inapplicabili fra pioggia e vento; tutto avrebbe suggerito, per superare cotanto impasse, soluzioni “tecniche” di altri tempi che però tutti i ragazzi in campo pareva non avessero.
Rovigo convince lato mischia e dimostra di essere generalmente di gran livello, il migliore in campo è senz’altro Brugnara, segue un ottimo Halvorsen.
Il Petrarca ha una tenacia ed una capacità di recupero notevole, un gioco decisamente più corale, ha le mani decisamente più scivolose degli avversari ma ha in Gerosa, Cugini e poi Cannone delle risorse inesauribili di competenze e passione, veri black top di giornata.
Ha arbitrato Piardi che per l’occasione ha cancellato dal regolamento il fuorigioco, ha gestito i falli più che fischiarli e quando fischiava lo ha evidentemente spiegato a voce solo ai vicini annullando la gestualità secondaria e raffazzonando senza convinzione quella primaria. Insomma questo arbitro è sceso in campo un po’ troppo per se e decisamente meno per gli altri.
Il prossimo fine settimana potrebbe regalare grandi sorprese. Restiamo … sospesi.