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AZZURRI

SMUOVERE UN MACIGNO

Conor O’Shea di fronte al suo fallimento. Durante la sua gestione, piaccia o no, il rugby italiano ha toccato il fondo

La sconfitta con la Francia è una grande delusione ma è solo l’epilogo di una caduta verticale del nostro rugby di vertice che dura inesorabile da anni ad alla quale nulla ha saputo mettere freno. Perchè è mancata la materia prima per farlo: il rugby.

La sconfitta con la Francia ha scoperchiato, speriamo definitivamente, che il vero problema è solamente tecnico, il malato è il rugby italiano non altro. La Nazionale italiana attuale, con tutti i suoi eroi e bravi ragazzi, per carità, ha fallito ed anche male. Il risultato sportivo non può essere soffocato dal sentimentalismo. Cerchiamo di essere seri anche per rispetto a chi vince davvero: la Nazionale italiana femminile.

Quindi è chiaro, il sistema rugby italiano è inefficiente ed inefficace, di fronte a questo amara considerazione il tema è come correre verso un cambiamento che possa al più presto far ripartire il nostro sport in  Italia.  Quindi quale ostacolo dobbiamo davvero rimuovere per poter puntare verso la ripartenza del rugby italiano?

CONOR O’SHEA Il pur bravo Director of Rugby irlandese ha fallito, ha fatto il Coach senza esserlo e ci ha rimesso le penne. Anzi quelle ce le abbiamo rimesse noi. La Nazionale non ha uno straccio di gioco, nessuno dei nostri ragazzi è cresciuto tecnicamente di un centimetro, forse il contrario, abbiamo perso talmente tanto e talmente male che anche la vittoria con la Georgia è vanificata.

O’Shea non aveva materiale sufficiente? Non l’ha mai detto, anzi il contrario. Non aveva uno schema chiaro o gli mancava qualcosa? Non l’ha mai detto. Il Coach ci ha regalato un sacco di parole d’ordine, dal “fitness” alla “profondità”, che servivano a tenere a galla un progetto che faceva acqua. Con la Francia quelle parole sono naufragate tutte e speriamo adesso di poter ripartire. E’ lui il macigno da smuovere? E’ O’Shea? Assolutamente no. Però la necessità di cambiamento tocca inevitabilmente anche lui. Era o no il responsabile di questa Nazionale?

COMMISSIONE TECNICA FEDERALE Ci siamo, siamo nella tana del lupo. La responsabilità di questo sfacelo sta palesemente in questo ventennale inamovibile politicissimo settore della FIR.  Il Presidente della Commissione da cui dipende tutto il rugby italiano, arbitri inclusi, è da sempre Franco Ascione. Tutti i progetti di cui sopra, Accademie varie incluse, vengono da qui. Non c’è altro da aggiungere.

IL PRESIDENTE FEDERALE. Alfredo Gavazzi ha voluto, puntato è gestito personalmente “il progetto” di cui sopra. Sua la responsabilità e fino a qui sarebbe tutto normale. Quello che non è normale è che, come nell’ultima sua intervista nel post-match con la Francia, il Presidente ancora ci racconti che tutto va bene, che la nostra Nazionale è cresciuta ed altre amenità di questo tipo. Sembra così ancora una volta palese il suo obiettivo assolutamente extra-sportivo di puntare prima di tutto alla conservazione del suo assett politico. Insomma la “politica”, con tutti i suoi apparati, si prende il primato in FIR, si pone così al di sopra dello sport che essa dovrebbe invece solo rappresentare.

Una classe politica e dirigenziale che punta solo alla sua conservazione non promuove nessun vero cambiamento. A questo dobbiamo rassegnarci. Questo è il macigno. Il problema è tecnico ma, per una dinamica assurda e tutta italiana, il macigno da smuovere è altro.

Di fronte a questo c’è da chiedersi se il movimento vuole perdere davvero un altro anno, aspettare che passi l’estate cullando qualche Test Match più o meno bugiardo, aspettare l’autunno che il Mondiale giapponese ci mandi definitivamente in soffitta. Poi dopo, nascondendosi dietro la scadenza del contratto di O’Shea, come se il problema ed il macigno fosse lui, lasciar passare anche il prossimo Sei Nazioni. Peggio ancora? Aspettare le prossime elezioni federali, così il tempo perso sarà forse di un anno e mezzo.

C’è un macigno da smuovere. Forza rugby.

 

 

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