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FORMAZIONE

LA STRETTA DI DE ROSSI E’ LA STRATEGIA AZZURRA DELLA FIR ?

La stretta di De Rossi.

Ogni tanto, spesso, si guarda la mail e ci si ritrova una foto di Andrea De Rossi, Team Manager delle Zebre, che stringe la mano a qualcuno. Quella foto te la mandano proprio le Zebre e sulle prime ti viene da pensare che se hanno una dirigente più carina e senza barba accettiamo anche una sua foto, stringa pure la mano a chi vuole.

Sulle strette di mano di De Rossi si è scatenato pure un gioco sul web che da queste colonne si prega di rilanciare ancora ed ancora, perchè è divertente. Fino ad ora grazie a questo gioco si trova in rete De Rossi che stringe la mano a Mattarella, Berlusconi, il Papa, una nonna, Babbo Natale e via così. Scatenate la fantasia.

Nella realtà ogni stretta di mano di De Rossi è invece la presentazione di un nuovo straniero che entra in forza alle Zebre.

Apisai TauyavucaCruze Ah-Nau, David Sisi, Francois Brummer, James Brown, Jamie Elliott, Jimmy Tuivaiti, Joshua Renton, Matu Tevi, Nicolas De Battista, Paula Balekana. Questi sono gli stranieri delle Zebre, forse ce ne siamo persi qualcuno ma di sicuro ne abbiamo tirati fuori almeno tre: George Biagi, Johan Meyer, Luhandre Luus. Questi ultimi sono lo specchio di quello che potrebbe accadere ai primi. Diventare Azzurri.

Perchè le Zebre, Società di rugby a capitale della FIR che vive con i soldi della Federazione, società nata e pensata per far crescere i nostri giovani atleti che escono dalla Accademie ovali gestite dalla stessa FIR è in realtà una fucina di stranieri senza precedenza.

Sono una dozzina quelli in forze al momento ed i maligni dicono che se passate al centro Sportivo delle Zebre vedete fin dal parcheggio la figura di Andrea De Rossi che si staglia li sulla porta con la mano già in avanti. Pronto a stringere.

Alle Zebre c’è presenza inglese, australiana, fijana, tongana,. tedesca, sudafricana, neozelandese, chi ci sfugge? Ah si, anche italiani, ovvio. Perchè le Zebre sono lo specchio della vera strategia della nostra Nazionale ed anche della fiducia che la FIR ripone nel suo lavoro accademico: mantenere gli stranieri qualche anno alle Zebre giusto il tempo per renderli eleggibili e poi farli esordire in Azzurro.

C’è altro da aggiungere?

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