Abbiamo vinto, bene, l’Italia ha battuto il Giappone, uno a uno, palla al centro, anzi no, torniamo a casa, tutti felici. Abbiamo vinto e siamo tutti molto felici. Finalmente un evviva!
A Kobe si è visto grinta e cuore, gli Azzurri hanno fatto la partita, sia quella contro il Giappone sia quella della vita. Era chiaro anche a loro in che razza di ginepraio si sarebbe messo il carrozzone azzurro se i nipponici avessero prevalso entrambe le volte, così hanno giocato “la finale”, l’ultima spiaggia, hanno stretto i denti ed alla fine ce l’hanno fatta. Una fatica immensa ed un paio di calci sbagliati dai biancorossi ed il risultato ci ha premiato: 25 – 22.
Avessimo perso le conseguenze sarebbero state pesanti, al nostro interno solo due lagne e poi il silenzio autoreferenzale tipico, ma sul piano politico internazionale la situazione sarebbe stata devastante. Per questo a fine partita il Presidente Alfredo Gavazzi si è paracadutato sopra la vittoria mentre O’Shea ci raccontava la sua e la nostra felicità in una commistione di dichiarazioni che di tecnico avevano poco o nulla.
L’obiettivo però è stato ancora una volta mancato, lo dice Ghirladini a fine partita: “….Sono orgoglioso della reazione della squadra dopo Oita anche se l’obiettivo del tour era vincere la serie con il Giappone e non pareggiarla oggi abbiamo giocato un ottimo rugby e reagito in modo brillante alle difficoltà”. Metà evviva e metà anche no.
In verità questa vittoria della Nazionale ci ha salvato prima di tutti dal male che noi stessi ci saremmo potuti fare.
Avessimo perso non sarebbe accaduto nulla, perchè ci sarebbe voluta una svolta di cambiamento che questa FIR non sa e non può.
La Federazione nella posizione in cui si è messa ora non ha di fatto la forza di fare alcuna mossa. Il segmento politico della FIR infatti è ingabbiato nel suo disastro economico che non le concede spazi di manovra, prigioniero del suo progetto politico che palesemente non funziona, ma soprattutto ostaggio dei suoi dirigenti interni che scelgono e condizionano tutto o quasi, fra questi il plenipotenziario, unico vero capo del comparto tecnico: Franco Ascione. Se il movimento ovale italiano è in questa situazione lo dobbiamo a lui che resta inamovibile e continua a fare il bello e cattivo tempo sotto il naso del Consiglio Federale.
Avessimo perso ci sarebbero state le dichiarazioni della “strada giusta” oppure “dei giovani che devono crescere” e punto. A questo però si sarebbe aggiunto l’attacco sul piano internazionale, quello si pericoloso ed oggi più difficile. A meno che la Georgia la prossima settimana, ultimo test match dei nipponici, non batta sonoramente il Giappone.
Sul piano tecnico gli Azzurri hanno giocato una partita di rugby, hanno vinto ma hanno lasciato intatti tutti i loro limiti e problemi tecnici. Quelli rimangono lì, fermi immobili. Si sono visti bene, non abbiamo fatto un solo passo avanti ma abbiamo vinto. Quindi non si fa l’elenco dei troppi difetti e pochi pregi, l’evviva a metà ci è più che sufficiente, per questa volta ci basta così.
Tutto a posto. Niente in ordine.