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AZZURRI

PER LA NAZIONALE CI VUOLE TEMPO? CAMBIARE ROTTA PER FARSI AMICO IL TEMPO

Credit Agricole Cariparma Test Match 2017, Padova Foto: Roberto Bregani / Fotosportit

Passati i Test Match anche questa volta non abbiamo raccolto alcuna soddisfazione ed anche questa volta, esattamente come nelle passate gestioni del nostro rugby azzurro, ci siamo appellati ad un fattore che non è però assolutamente neutrale come tutti vorrebbero far credere: il tempo.

Le affermazioni del Coach O’Shea vanno in quella direzione, ci dice che “siamo sulla strada giusta”, che “c’è fiducia nel futuro”, che “il gruppo può crescere”, e mille altre considerazioni di questo tipo. Il Coach ci dice cose magari comprensibili e anche condivisibili, ma tutte non considerano, almeno non in maniera palese, la presenza di risultati sportivi tangibili a breve termine nel nostro calendario azzurro. Sentito O’Shea molti di noi, diciamo la verità, incrociano le dita, sperano che le sue affermazioni siano un modo di stare “allineato e coperto” e sperano che lui un inconfessabile colpaccio da fare nel breve lo abbia già in tasca. Insomma il clima è di fiducia ma fino ad un certo punto, la titubanza c’è eccome perchè il tempo passa e gli osservatori del nostro sport sanno che il tempo oggi non ci è più amico. 

La baldanza vittoriosa del Giappone contro la Francia, lo scacco quasi matto dato dai georgiani al Galles, la forza di volontà degli isolani in gita premio nel nord del mondo con Tonga che ci supera nel ranking, l’avanzamento palese della qualità rumena, la Scozia che vince e convince ed arriva al sesto posto nel ranking, l’affermazione della scuola irlandese, i progetti milionari degli americani e soprattutto lo sciopero della Nazionale tedesca per avere soldi e crescita, sono solo alcuni dei segnali, forse i più banali, che il mondo corre e non aspetta certo noi.

L’Italia del rugby azzurro chiede al tempo del tempo e questo non è possibile accada.

O’Shea ci ha parlato addirittura di un suo progetto che punta oltre i Mondiali del 2019 e questo, perdonate il sacrilegio, è inaccettabile. Pur sapendo l’adorazione che il politically correct ovale richiede verso il Coach irlandese da queste parti ci viene da dire che quella affermazione puzza di bruciacchiato.

Insomma un dato possiamo dirlo oggi, dolenti e dispiaciuti, O’Shea non ha fatto il miracolo. Lui questo non lo aveva promesso ma il nostro cuore si aspettava molto di più del poco o nulla in termini di gioco e tenuta del campo (non parliamo di risultati) che si sono visti anche in questi Test Match. Niente miracolo ed adesso gli altri corrono e forse il nostro gap non è colmabile nemmeno per i prossimi Mondiali. 

Il tempo non ci è amico ed allora sarebbe il caso di non sprecarlo. Se questa ricetta non funziona, se la Nazionale non sarà la nostra vera risorsa del futuro allora perchè non utilizzare il tempo che ci manca per cambiare totalmente rotta e ripartire dalla base del nostro rugby? Tanto lo abbiamo capito tutti che il nostro problema viene da li, lo ha capito forse pure O’Shea.

Quindi perchè non dirottare una parte consistente dei milioni di euro che spendiamo per l’Alto Livello al rugby di base, perchè non pagare venti grandi allenatori da tutto il mondo che girino per i nostri campi, che parlino con i dirigenti ma soprattutto che si accaniscano a formare i nostri formatori, e poi infrastrutture, corsi a valanga per i tecnici e, soprattutto,  per i dirigenti. Poi una potente accademia arbitrale e finanziare la loro permanenza a fischiare e studiare all’estero, un sostegno economico forte al rugby dei giovanissimi per entrare nella vita dei club e fra i loro ragazzi e guardare fra le decine di migliaia che vanno tutti i giorni a fare il proprio allenamento. Infine potenziare il nostro massimo campionato italiano per avere una scelta fra tutti i 400 ragazzi che vi giocano invece che solo fra i 40 accademici. E molto altro ancora.

Il tempo non sta dalla nostra parte ma forse questo è un modo  che ci rimane (l’ultimo?) per diventare amici del tempo.

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