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FIR E DINTORNI

DALLA “LIRE” ALLA “ECCELLENZA ANNO ZERO”. GUARDARE AVANTI.

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Raccontare di un anno zero non deve per forza essere visto come una cosa negativa, tutt’altro. Ripartire da “zero” può essere in certi casi un gesto di sano realismo, può essere una assunzione di responsabilità verso il futuro, può essere la concreta possibilità di passare un domani ad “uno”, o forse “due” o chissà che altro.

Basta solo essere seri ed ammettere di essere a “zero” senza ingannare se stessi e gli altri, senza manfrine stupide, senza comunicazione ingannevole, senza finta progettualità politicante.

L’Eccellenza è guidata direttamente dalla FIR da otto anni, prima c’era una Lega (LIRE – Lega Italiana Rugby di Eccellenzache è morta per volere incontrastato di Calvisano e Benetton ed il concreto definitivo appoggio della Capitolina Roma. Le prime due volevano giocare in Celtic League, la maggioranza era contraria, ma era una maggioranza che non bastava a tenere in vita la LIRE e, oggi lo sappiamo, nemmeno il campionato italiano.

Non che gli altri dentro la LIRE andassero d’amore e d’accordo ma nessuno di loro fece saltare quel pezzo di mondo del nostro rugby che aveva gestito fino a quel giorno un campionato interessante e decisamente ricco, sia tecnicamente che economicamente. Dopo questo, comunque, è venuto solo declino.

Dopo otto anni l’erede di quel campionato porta ancora il nome di “Eccellenza”, come il vecchio nome di quella Lega dove però il campionato si chiamava Super10, ma è ridotto al lumicino e forse da quest’anno riparte proprio da zero. Perchè si pensa che, per il massimo campionato di una federazione del Sei Nazioni, lo zero sia quello che si vede oggi. Non ci può essere meno di così.

L’Eccellenza al via con zero retrocessioni, zero “stranieri”, zero alto livello, zero investimenti, zero appeal, un campionato che si è definitivamente trasformato, nelle presentazioni dei club di questi giorni, in una palestra, un viatico per altre destinazioni, un terreno di scouting.

Le Società di Eccellenza hanno quasi tutte i budget ridotti all’osso, molte di loro sono legate a cifre di spesa da campionati minori. Il refrain però è quello del campionato “molto equilibrato”, del resto il continuo abbassamento del livello tecnico è previsto produca una maggiore competitività a scapito di… tutto il resto.

Non tutti però stanno così male da quel 2009, quando la FIR si prese in carico il campionato. Non a tutti il gioco “uccidi la LIRE” ha funzionato. Roma è rimasta con un palmo di naso, Treviso ha goduto quasi subito, Calvisano ha dovuto aspettare. Da diversi anni però la musica è cambiata, Calvisano ha un “suo” Presidente a guidare la FIR ed ha preso decisamente la scena. I bresciani di fatto sono la terza franchigia italiana, si arriva alle Zebre o in Nazionale solo se si passa per Calvisano, è la società traino di tutto il campionato, ha avuto persino costruite importanti infrastrutture presso il proprio centro sportivo tramite FIR. Tutte concretezze come lo sono gli oltre 4 milioni di euro che Treviso prende dalla FIR da sette anni e che quest’anno ha avuto regalata sul conto anche una intera Accademia tutta sua.

 Sfogliando invece i comunicati stampa delle Società che affrontano la prossima Eccellenza viene un “magone”, generalmente le Società chiudono al minimo di giri le loro rose di atleti, zero sussulti e zero investimenti.

Al di là della necessità quasi “storica” di raccontarci le amarezze di cui sopra per l’Eccellenza l’anno zero non deve per forza essere visto come un nuovo punto di caduta, inoltre l’anno zero per il massimo campionato è certamente anche una opportunità per le altre categorie.

Nell’anno zero si possono rilanciare i propri vivai, fare formazione ai propri Coach, ristrutturare ambienti poco sereni e regalare loro nuovi stimoli, recuperare e riassettare infrastrutture, si possono addirittura indirizzare ragazzotti verso altre specialità ovali, l’arbitro, l’allenatore, il preparatore atletico. Si possono mandare a scuola i dirigenti. Nell’anno zero si possono programmare ad esempio tutte queste cose, questo è lo spazio che l’anno zero di solito concede a chi lo sa vedere, tutte cose che altrimenti non era facile, non era possibile, non c’era nemmeno il respiro per farle. .

La storia forse ora si è compiuta, forse quella storia cominciata con la uccisione della LIRE finisce solo ora, ora che è il momento di interpretare l’anno zero, un anno che serve sia così.

Ora le Società devono mettere in campo se stesse, la propria vocazione e la propria storia, il proprio “sentiment”, il proprio “territorio”, la propria capacità di essere club, per realizzare tutto quello che solo ora possono fare. E’ forse più difficile fare tutto questo adesso “nell’anno zero” che giocarsi un vero campionato di Eccellenza.

Lo scenario che abbiamo non è certamente quello che avremmo voluto per il nostro vertice ovale ma forse questo è lo “zero” che ci può salvare. Guardare avanti.

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