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FORMAZIONE

GIOVANILISMO D’ECCELLENZA (LOW COST)

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Inutile fare nomi e cognomi, vie ed indirizzi, le notizie arrivano uguali un po’ da ogni dove, il Campionato di Eccellenza punta a diventare, passateci la battuta ma in fondo si tratta di un gioco, una filiale del Telefono Azzurro.

Giovani, noi prendiamo solo i gggiovani! E’ questo il nuovo mantra delle Società di Eccellenza, è il tratto distintivo, è la medaglia che si mettono al petto, più che associazioni sportive dedite al gioco del rugby sembrano missioni che si aggirano fra mondi sfortunati.

Le Società eccellenti sfornano notizie di acquisizioni di giovanotti dei quali il tratto principale è solo l’anno di nascita, conta molto se sono stati in Accademia, è la logica dell’asterisco (chi non non sa a cosa si riferisce la cosa non si è perso nulla), del resto da anni ci propinano la pantomima che l’Accademia Federale  sia l’unico vivaio italiano che vale.

Quindi Anno di nascita ed Accademia ma, apriti cielo, la società eccellente assurge al ruolo di “missionario doc” e la cosa diventa magnificente se magari il ragazzotto in questione ha fatto parte di qualche selezione azzurra giovanile, se è poi la Under20 allora siamo all’apoteosi della Missione.

Aggiratevi fra i comunicati stampa delle Società di Eccellenza e di questi ragazzi, assurti al ruolo di stelle-stelline di Eccellenza, non trovate una particolarità tecnica espressa in numeri, non trovate i loro risultati frutto di monitoraggi sul campo, non trovate minutaggi ed analisi di performance, non trovate statistiche sui loro personalissimi skill e sulla evoluzioni degli stessi nel tempo. Nulla, solo l’anno di nascita e la eventuale azzurrabilità. Perchè in Italia il rugby funziona al contrario che nel resto del mondo: prima si è Azzurri e poi si va a giocare nel massimo campionato.

Quest’anno va di moda il ’98, comunque se prendi in Eccellenza ragazzi fino al ’96 sei un bravo missionario altrimenti no e fai la figura del cattivone, di quello che non ha capito come si fa a far crescere il rugby.

Da diversi anni l’Eccellenza è così stata ridotta dalla assurda politica federale ad una palestra per giovani di fatto acerbi ma di facciata “accademici” o “azzurri”, è diventata solo un punto di passaggio per selezionare ragazzi , spesso giusto un anno e poi addio, poi buoni per fare due anni di panchina in Pro12.

Il Campionato di Eccellenza, ex Super10, quello che ci ha portato al Sei Nazioni, è stato e dovrebbe essere ancora il massimo Campionato italiano, il punto di arrivo di una maturazione tecnica o di una carriera sportiva.  Invece non è più così ed il suo livello tecnico negli ultimi anni è infatti pesantemente calato e di conseguenza anche la visibilità e l’interesse del pubblico: in Eccellenza si vedono troppe immaturità tecniche ed errori di basso livello per considerarlo “il massimo campionato”.

Tutta colpa dei giovani? Assolutamente no. Loro seguono la strada che segnano altri, è la strada che è fatta male.

Le Società però ora si sono quasi tutte allineate allo schema federale, sono caduti in queste settimane altri fortini, ne resistono per ora solo uno o forse due che puntano ancora a fare una squadra per vincere il titolo cercando in primis giocatori forti, indipendentemente dall’età, o magari stranieri interessanti, gli altri seguono “la politica sui giovani”. 

Il giovanilismo eccellente del resto costa poco, anzi pochissimo, è perfettamente in linea con i bilanci asfittici delle Società che vivono la massima serie, poi regala l’immagine del “bravo missionario” e fa pure contento il padrone del vapore federale. Cosa si vuole di più? 

Già, cosa si vuole di più? Bhe, un Campionato nazionale Under20. O no?

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