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AZZURRI

QUELL’INDIFFERENZA VERSO GLI AZZURRI DI UN RUGBY CHE SANGUINA TRISTEZZA

RBS 6 Nazioni 2017, Roma, Stadio Olimpico, 11/03/2017, Italia v Francia. Sergio Parisse consola Michele Campagnaro. Foto: Roberto Bregani/Fotosportit

6 Nazioni 2017,  Italia v Francia. Sergio Parisse consola Michele Campagnaro. Foto: Roberto Bregani/Fotosportit

La partita con la Francia è finita, lo stadio Olimpico è mezzo vuoto, quando l’arbitro ha dato il fischio finale poco si è sentito, c’è stata la meta italiana e poi tutto si è sciolto.

E’ l’ultima partita in casa, fra le mura amiche, di questo Sei Nazioni e, celebrato il rito scontato del Trofeo Garibaldi assegnato ai transalpini, gli Azzurri si raccolgono in gruppo per un giro di campo, per salutare, invece questo tentativo di buon commiato diventa il momento più desolante, più vero e forse più significativo di tutto questo nostro Torneo.

Il giorno dopo molti parleranno, giustamente, del pubblico che non c’è stato, che non ha seguito questa Nazionale, che è rimasto a casa. Il giorno dopo molti, contro le fanfare bugiarde degli scribacchini di corte, daranno i veri numeri di un Sei Nazioni che ha visto il flop dei tifosi italiani. Una media di 47.000 spettatori per match, circa 20.000 in meno del solito. Per vedere Italia vs Francia c’erano 51.000 persone ma chi fa i conti dice ci fossero ben 18.000 francesi.

Eppure il vero dato che spaventa e scuce la vera essenza del disastro azzurro è proprio quel giro di campo finale.

Gli Azzurri si raccolgono in gruppo, qualcuno di loro prova ad alzare le mani per applaudire il pubblico, ma non c’è nessuno dalle gradinate che raccoglie il gesto, i giocatori si dirigono verso la curva Nord dalla quale sale solo un invadente silenzio. Ecco allora, si girano verso la Tevere dove sono rimasti quasi solo i francesi, qualcuno saluta Parisse ma poi è silenzio. Si girano verso la Sud dalla quale sale freddezza, allora gli Azzurri passeggiano per il campo fra l’indifferenza dei pochi che ancora sono dentro lo stadio, per loro c’è solo silenzio. Non è rimasto nessuno a salutarli. Quelli, italiani, che sono ancora dentro lo stadio aspettano solo di finire la sigaretta, si mangiano un panino, guardano delusi il prato della ennesima disfatta che a certe cose non ci si abitua mai del tutto.

Nessuno è più lì per loro, non c’è niente per Parisse o Ghiraldini, Campagnaro o Favaro, non c’è niente per nessuno. L’immaginario dell’eroe Azzurro che combatte contro il fortissimo avversario è scomparso, non c’è più nemmeno il ricordo del tripudio da sconfitta onorevole, la meta all’ultimo minuto ha lasciato lo stesso sapore di un minuto prima.

C’è stato troppo nulla in campo per ricordarsi di qualcosa e gli Azzurri allora sono rimasti soli.

Quel giro di campo nel silenzio e nel vuoto è il malinconico epilogo di una storia che pare ora davvero finita, di un distacco che si è compiuto. Qualche partita prima ci sono stati i fischi verso gli Azzurri, adesso nemmeno quelli, adesso l’indifferenza. Non c’è cosa più grave.

Il cuore del rugby italiano sanguina tristezza.

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