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AFFARI ESTERI

FUSIONE STADE-RACING: IL RUGBY FRANCESE NON CE LA FA PIU’

top 14

Ma non erano loro i geni della lampada, quelli che tutto possono, tutto fanno e tutto sanno? I francesi, quelli che dicono come si dividono le coppe europee, quelli che dicono con chi e quando si deve giocare, quelli che più isolazionisti non si può  e che possono tutto, incluso mettere in crisi il rugby di mezzo mondo per le loro bizze?

Il primo cenno della settimana della loro crisi ovale si è visto all’Olimpico, una pessima Francia ha battuto una Nazionale italiana da pagliacci. Il secondo round è cosa del giorno dopo, è il grande segnale che il rugby francese non ce la fa più: i due club di Parigi, il Racing Metro 92, la squadra di Dan Carter per intenderci, e lo Stade Francaise, quella di Parisse, tanto per dirne uno, annunciano la loro fusione.

I Presidenti dei due club lo hanno detto ed hanno spiegato i motivi: soldi, danè, argent.

Due tradizioni immense del rugby francese, le radici di entrambi i club sono salde nell’ultimo decennio dell’Ottocento, verranno spazzate via dai problemi di bilancio.

Ce ne vogliono tanti di soldi per star dietro allo schema del Top14, le due parigine mettevano in campo 25 milioni circa all’anno, ognuna. La media è quella giusta ma, evidentemente, non è sopportabile.

Fare rugby costa troppo in Francia e la cosa è talmente pesante che due club di vertice sono evidentemente troppi a Parigi, una città di circa 2,5 milioni di abitanti ma che arriva a 6 se si considera tutto il suo agglomerato, la “Petite Couronne”.

Ecco come il gran rugby francese, pieno di giocatori sudafricani e neozelandesi, al punto che le federazioni dei rispettivi paesi si sono molto agitate e quella africana è pure entrata in collisione con alcuni suoi talenti, dopo essersi fatto divorare dagli sponsor, dalla TV e dai contrattoni a cifre mai viste fatti a giocatori di tutto il mondo, dopo aver messo in crisi con il suo appeal monetizzabile il Galles ed aver costretto persino l’Inghilterra a rivedere i tetti salariali, ecco che il rugby francese dimostra a tutto il mondo  di essere un “rugby non sostenibile“. 

Stade e Racing hanno annunciato che si fondono, i loro sostenitori sono contrari, persino il Sindaco di Parigi si è scandalizzato, ma i due club pare proprio non possano fare altrimenti. La notizia però non è questa, perchè la verità è che già più di metà del Top14 non ce la fa più. Ci sono i grandi club che hanno budget fra i 25 ed i 30 milioni (Tolosa 32) e già due di loro si vogliono fondere, come abbiamo visto, poi c’è l’altra metà del cielo del Top14 che, con fatica, viaggia fra i 15 ed i 20 milioni annui circa. Una disparità evidente fra i club che rende tutto maledettamente difficile.

Qualcuno esalterà la lungimiranza del mettersi insieme, magari dirà che qui in Italia non ne siamo capaci, le due cose però sono molto diverse. I due club francesi infatti si ripropongono la fusione non per fine intelligenza ma perchè altrimenti non stanno in piedi: il modello non funziona.

Insomma l’ipotesi di fusione Stade/Racing scopre il lato debole della Francia, verifica per tutti, anche per noi, che certe fughe in avanti provocano una selezione innaturale, è la deriva del rugby di plastica dove si gioca con i soldi e non per il club, dove la Nazionale viene troppo dopo, dove lo sponsor racconta la tua storia e non sei tu a raccontare la sua. Gli innamorati dell’erba del vicino diranno che questo è il futuro? No, questo è solo un errore.

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