Il gemellaggio fra tifosi rodigini e di Reggio Emilia celebrato dai petrarchini con le gemelle fantasma di Shining e poi, per parte rossoblù, il celebre motivetto…. e adesso derby sia
E’ tempo di derby, domani a Rovigo, i rossoblù contro il Petrarca, domani l’Eccellenza si dipinge dei colori del Derby d’Italia. L’unico “derby d’Italia” piaccia o no agli sprovveduti che hanno cercato, in coerente mancanza di fantasia con i risultati dei rispettivi club, di chiamare così la partita fra le italiane di Pro12.
Rovigo Vs Petrarca, questa partita conta, conta sempre, conta tantissimo e forse di più, conta “a prescindere”, quelli che dicono che si può perdere il Derby d’Italia ma vincere lo scudetto non hanno capito nulla e, di solito, sono di Treviso.
Questa partita conta perchè la storia conta, la gente conta, il cuore conta, perchè questa rivalità fra Rovigo e Petrarca (scritti in quest’ordine solo perchè domani si gioca al Battaglini, sia chiaro…) è stata per molti anni la vera essenza del rugby italiano, qui si è giocato il grande rubgy, il rugby che ha dentro quella cosa in più che… non si sa raccontare. E’ ancora così.
Poi ci sono gli sfottò, le prese in giro più o meno articolate, più dirette quelle rodigine, più elaborate quelle petrarchine. Memorabile pochi anni fa quando, il giorno del match, in campo, in uno scambio di regali pre-partita di fronte alle tribune gremite, il Presidente delle petrarchine Ombre Nere regalò ai tifosi di Rovigo, che si apprestavano ad andarsi a giocare le finali scudetto, un gufo in legno. La “gufata” riuscì eccome. Come dimenticare, nei minuti precedenti la partita, in un derby celebrativo con i caps della Nazionale azzurra delle due città schierati in campo, il coro alto al cielo di dileggio delle Posse Rossoblù, contro Toni Galeazzo, la loro bestia “nera” dei tempi andati. Il padovano accolse l’urlo contro di se con un grande sorriso, un ritorno al suo passato di grande giocatore, ed andò a braccia aperte verso la tribuna rossoblù a celebrare la loro solenne, preziosa, intramontabile, rivalità.
Fra queste due terre di rugby c’è sana rivalità, vera competizione, antagonismo puro che però è il marchio solenne di una differenza che si fa Valore. Quando arriva il derby e le due squadre si guardano negli occhi sembra quasi che l’uno non possa esistere non esistesse anche l’altro. Forse è proprio vero.
Domani è pure diverso dal solito, è il derby n° 158, dopo tanti anni quelli di Rovigo giocano il derby in casa loro con la maglia da Campioni d’Italia, dall’altra parte c’è un Petrarca avanti di una piazza in classifica. Se già il derby non conta abbastanza domani conta anche di più.
Questo derby però è oggi più che mai anche un esempio. In una società dove la “rivalità” sportiva viene condita troppo spesso da disprezzo e violenza, dove genitori incoscienti si accapigliano guardando la partita dello sport dei loro figli, dove lo sport riesce troppo spesso a dividere invece che unire questo derby insegna esattamente l’opposto.
Fra Rovigo e Petrarca c’è rivalità e rispetto, c’è comunità d’intenti verso il rugby ed il suo messaggio sportivo, è un amore vero, quello bello, “litigarello”, come diceva una vecchia canzone. Cè la sana voglia di essere arrivati prima dell’altro, perchè lo sport è innegabilmente questo e riuscire a farlo senza annegare nella violenta tristezza di certi templi sportivi odierni ma anche senza ascoltare le sirene buoniste esasperate dei pensieri belli e buoni pre-confezionati così moderni oggi, è cosa davvero da grandi. Un sincero “evviva”, ci sta.
Comunque, tornando a noi, domani c’è il derby e vince Rovigo.
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