Una fase di Zebre Vs Connacht
Sono tutti nel pallone, eterei o cotti, vedete voi. Le nostre celtiche speranze si abbattono nel clima di sconfitta programmata, nello sconforto di chi va in campo, nella gestione “a perdere” dei tecnici. I risultati di Zebre e Benetton non cambiano, c’è una uniformità spaventosa, che sia Pro12, Champions Cup o Challenge è sempre la stessa solfa.
Nel mondo Zebre, Guidi ha poco da dire, i risultati di Champions Cup sono peggio del previsto ma è la situazione societaria che traballa forse di più. Lato Benetton un segnale forte si staglia all’orizzonte: comincia a parlare molto Goosen, il Marius elabora le sue teorie ai giornalisti, è cominciata così tutte e due le volte che ha sostituito un allenatore esonerato. Diceva Agatha Christie che “un indizio è un indizio, due indizi una coincidenza ma tre indizi sono una prova“, staremo a vedere.
E’ quasi normale che in questo brutto andamento ci si debba imbattere in cattivi esempi o solenni stupidaggini, esempi di “nonsense” che hanno origini diverse ma pur sempre preoccupanti.
Il cattivo esempio lo ha dato Oliviero Fabiani, classe ’90, romano, tallonatore delle Zebre da tre stagioni Nome sconosciuto ai più, ha giocato pochissimo, forse ha più chiamate in Nazionale che non nel suo team (altro nonsense ma questo è un altro discorso), adesso invece lo conoscono tutti: espulso al 29° minuto del primo tempo nel match contro Connacht lo scorso fine settimana per aver morso un avversario al braccio. Il fatto è molto grave, il ragazzo lo sa ed ha chiesto scusa a tutti ripetutamente, si aspetta adesso la sanzione dei giudici EPCR, non meno di tre mesi. Un gesto dettato forse da sconforto esibito in un momento di sconfitta, un gesto forse molto significativo della “temperatura” nello spogliatoio delle Zebre.
Per la serie dei nonsense sotto forma di “stupidera” passiamo allora a Marius Goosen. Lui disse ad aprile 2016 “…credo in questo momento sia meglio giocare in Challenge Cup. Inutile andare in Champions Cup e prendere regolarmente ceffoni…“. Oggi, forse visti i risultati l’antifona in casa Benetton è cambiata e Goosen ha infatti dichiarato qualche giorno fa alla Tribuna di Treviso:” Dobbiamo cominciare a segnare 20 punti a gara, ormai i 10 non bastano più…” e poco dopo ha aggiunto parlando del prossimo match contro Glasgow in Pro12:”…ci aspetta un compito molto difficile. Vedremo di fare il possibile“.
Posto che, andando a memoria, non ci si ricorda la sequenza di vittorie della Benetton grazie ai 10 punti, da queste parti risultava che si vada in campo per vincere, adesso l’obiettivo non è più vincere ma fare venti punti? Queste dichiarazioni di Goosen dimostrano, evidentemente, la mentalità che si è insinuata nello spogliatoio trevigiano: roba da sconfitti passati, presenti e soprattutto futuri.
Un clima da sbaraglio dove ci si aggrappa al “si fa quel che si può”, che è non solo contro la normale ambizione di chi fa sport ma soprattutto non in linea con gli obiettivi di chi manda in Europa, celtica o no, questo team con i soldini federali. Abbattuti e rassegnati, pronti per passare da una sconfitta all’altra, questo è il clima che si specchia nelle dichiarazioni di Goosen? Però se si perde facendo venti punti cosa cambia? Marius Goosen, no grazie.
Sono “nonsense” che dimostrano il ” quasi sfascio”. Benetton e Zebre hanno fallito ed allora forse è davvero il momento per l’Italia del rugby di ripensare questa cosa. Meglio fare qualcosa noi italiani prima che lo facciano gli altri commensali europei, perchè potrebbe essere davvero doloroso.
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