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AFFARI ESTERI

PREOCCUPA QUEL SUDAFRICA IN DECLINO

Bryan-Habana

Bryan Habana

Laggiù al Sud c’è The Rugby Championship in questo momento, straripanti gli All Blacks che pure giocano in un formato post-RWC2015. In campo quelli in nero mettono gran dinamismo e mentalità assolutamente vincente e qualche novità brillante che si fa guardare: eccoci allora  a cercare di immaginare se potranno essere del domani i vari Waisake Naholo, Codie Taylor, Kane Hames o Malakai Fekitoa.

Sugli All Blacks pende comunque un sospetto per i troppi “neozelandesi” sempre più tongani, figiani e via così, come se il Pacifico fosse una grande colonia nera; in principio queste “acquisizioni” furono un vizio molto australiano ma adesso chi è senza peccato scagli la prima pietra.

Eccoci però al punto, c’è infatti una cocente preoccupazione per la stagnazione Springboks. Perdere una partita con l’Argentina ci può anche stare, i sudamericani non sono mai stati nel Championship come vittime sacrificali, ruolo molto italiano nel nord del mondo ovale, l’apprensione per gli uomini di Allister Coetzee nasce invece dai risultati oggettivi visti in campo in questi primi tre appuntamenti del campionato del Sud, non sarà così ma l’impressione di questi primi turni è che sembra quasi si debba spegnere una stella.

Per i sudafricani poteva essere un vanto vincere il primo match con gli argentini con  il 55% di possesso ma perdere il secondo con il 47% magari non è stato un bel segnale. Non è una bella indicazione perdere con l’Australia dopo aver racimolato, in mete, un doppio vantaggio anche se, ecco l’indizio, entrambe le segnature sono maturate da svarioni offensivi degli australiani più che da costruzioni di gioco di Bryan Habana & Co.

Quello che, per ora ma in maniera preoccupante, hanno messo in campo le verdi gazzelle africane è stata una delusione totale sul piano del gioco. E’ un sintomo che certi fantasmi mondiali non solo non si sono dispersi ma proseguono a dominare le scene del rugby sudafricano che, diciamolo, avrebbe bisogno di tante cose ma non di perdersi i talenti in giro per il mondo o di avere lo zampino della politica sempre lì a raschiargli la schiena.

Sono 7 le mete fin qui realizzate da Springboks (18 quelle degli All Blacks, 5 ARG, 3 AUS), un gioco con la palla in scarso movimento per un totale di 316 passaggi (356 ARG, 558 NZ, 364 AUS) e mangiandosi strada pari a soli 957 metri (1838 NZ, 1309 ARG, 945 AUS). Non manca ai sudafricani il gioco fisico ma i placcaggi sbagliati sono troppi, quelli positivi sono 85% (91 NZ, 89,5 ARG), mentre hanno consesso agli avversari ben 30 calci nei tre match. Teniamo presente che il Sudafrica non ha ancora giocato contro gli All Blacks.

Poco movimento, molto sfondamento, scarsa la ricerca degli aggiramenti, eccessiva gestione del gioco sul piano fisico, poca strategia, molta ripetizione ossessiva di schemi pre-ordinati.

Prevedibili, questi sono oggi gli Springboks, una testardaggine ovale che non lascia spazio alla fantasia perchè in campo un leader non c’è e certi “vecchi” pare non abbiano più tanta voglia di prendersi certe responsabilità.

Insomma non è tutto oro nemmeno il Sud del mondo ma questo calo del rugby sudafricano era forse prevedibile. Troppe polemiche e troppi condizionamenti intorno ai coach che hanno gestito il team nazionale negli ultimi anni, troppo instabile la situazione dei giocatori sul proprio territorio, troppo rugby di poca qualità, pensiamo ai risultati di alcune sue franchigie di Super Rugby negli ultimi anni.

Ce la faranno i sudafricani, questo è certo, ma anche su questo scoglio, non è l’unico, si infrange ad oggi il sogno d’oro del rugby del Sud.

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