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QUESTIONE DA PRO

BENETTON IN CHALLENGE CUP: REALISMO E’ FALLIMENTO?

marius goosen

Marius Goosen Director of Rugby della Benetton ha sostituito Casellato nel ruolo di Head Coach solo pochi mesi fa.

In verità il Marius Goosen che ha detto ad Ennio Grosso in una intervista al Gazzettino:”Io penso che per noi, come del resto per le Zebre, in questo momento sia meglio giocare in Challenge Cup. Inutile andare in Champions Cup e prendere regolarmente ceffoni. Forse fra qualche anno sarà diverso, adesso dobbiamo essere realisti“, non ha fatto altro che ripetere un concetto già espresso dal Presidente della Benetton Rugby Amerino Zatta qualche settimana fa.

Quando fu Zatta ad esprimersi in questo senso la cosa suscitò almeno simpatia, anche da queste parti fu presa bene e non c’è alcun motivo di cambiare idea. Quella di Zatta oltre ad una considerazione “tecnica” sembrò anche la ammissione della sconfitta, dell’insuccesso della Benetton Rugby da parte del suo massimo rappresentante, comunque quella che parlava era una figura istituzionale e non tecnica.

Detta da Goosen la cosa sembra quasi assumere un altro aspetto, prima di tutto perchè è il Coach a proporsi per uno scalino più basso del raggiungibile ma soprattutto perchè il sudafricano introduce nella sua frase un concetto importante detto da un Coach: quello del “realismo“.

L’esplicito riferimento di Goosen ad una situazione “realistica”, ovvero ad un momento contingente ed esistente, è almeno spiazzante ed allora le opinioni in campo diventano molte e molto diverse. La domanda è semplice, questo realismo corrisponde ad una situazione di fallimento sostanziale del progetto o invece è solo una situazione attuale che il movimento può correggere nel breve?

La domanda ha una sua pertinenza oggettiva per tutto il movimento ovale perchè, va sempre ricordato, più di metà del budget utilizzato dalle due franchigie sono soldi della FIR, soldi distratti da altre opere per il rugby per destinarli ad un altro modo di far crescere il nostro sport, per qualcuno quindi è normale che questo riferimento al realismo passi per questi larghi contributi che la federazione passa a Treviso (ed a Parma).

Insomma siamo di fronte ad un fallimento o ad una situazione correggibile nel breve? Nel primo caso, giova ricordare che siamo in un anno di rinnovo di cariche federali, il riferimento di Goosen giocherebbe a favore di una nuova politica federale sulle franchigie, cambiare qualcosa, molto e forse anche tutto, spegnere le franchigie, almeno come sono fatte ora, e magari pensare alla crescita più prevalentemente interna, nel secondo caso si tratterebbe di aspettare un altro anno o due e poi, una nuova politica di acquisti degli stranieri e di maturazione degli italiani, porterebbe alla necessaria competitività per la Champions Cup.

C’è qualcuno però che, davanti al “realismo” di Goosen, si è un tantino arrabbiato e che sostanzialmente dice: care franchigie ma quale realismo? Vi abbiamo dato circa 40 milioni di euro in sei anni che il numero vero non si sa ancora, per voi abbiamo di fatto spento il massimo campionato italiano, abbiamo rinunciato a farci finanziare campi in sintetico, infrastrutture e piani di formazione di tutti i tipi, avete spesso speso i soldi acquisendo i servizi di stranieri-brocchi mentre noi abbiamo diretto ogni talento su di voi, talento che spesso non avete cresciuto se siamo ancora senza alcuni ruoli in Nazionale, proprio a questa Nazionale dovevate garantire una crescita minima e, dopo sei anni di campionato celtico, abbiamo invece fatto il peggior Mondiale di sempre, ecc ecc …. . Anche questa è una opinione corrente.

Ha ragione Goosen quando dice che le nostre franchigie non sono competitive? Questo pare un dato accertato ma quello che non si capisce ora è quale sia la strada che davvero il movimento deve prendere per dare a questo importante e costosissimo investimento uno sbocco positivo, una soluzione che serva davvero al rugby italiano.

Insomma questo “realismo” è una ammissione di un fallimento che auspica grandi cambiamenti di rotta o solo un momento che, affrontato con i giusti strumenti, nel breve passerà?

Ecco una delle domande per le quali ci aspettiamo dalla FIR di oggi e di domani e da tutti i candidati a guidarla domani una risposta seria e concreta.

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