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AFFARI ESTERI

RFU: 100 CAMPI IN SINTETICO IN PIU’ (NOI INVECE IL PALAZZO IN CENTRO A ROMA)

England v Wales, Twickenham 06/08/2011

La Federazione inglese ha preso la decisione più significativa del dopo Mondiale, ebbene si, almeno da queste parti la si pensa così. Dopo un Mondiale così deludente sul piano sportivo quale mossa poteva essere maggiormente rappresentativa di un “nuovo corso” se non, come ha fatto proprio la RFU, quella della realizzazione di 100 nuovi campi in sintetico illuminati da distribuire in giro per i club ?

Un campo in sintetico significa aumentare le ore di allenamento dei ragazzi, eliminare quindi cancellazioni di sedute e di partite causa pessime condizioni atmosferiche, un campo in sintetico aiuta a diminuire i costi di manutenzione ma anche i tempi di manutenzione sono diversi e tutto questo rende le superfici maggiormente disponibili alla attività sportiva. Questo progetto li prevede pure illuminati ed allora abbiamo detto tutto.

La RFU ha quindi deciso di realizzare e distribuire questi nuovi 100 campi di cui 40 presso strutture sportive generiche affidando loro un numero di ore di utilizzo obbligatorie da destinare al rugby. Se si tiene conto che un campo di  rugby in sintetico può costare circa 400.000 euro si fa presto a fare il conto dell’investimento promosso dalla federazione inglese.

Viene facile e forse ormai anche ridondante, ma è pur sempre la verità, un parallelismo con la mossa che invece ha fatto la FIR dopo il deludente Mondiale, ovvero l’acquisto di un Palazzo in centro a Roma per decine di milioni di euro, una sede di rappresentanza per farci belli, un maquillage da vere star, una ruota di pavone già di per se inqualificabile figurarsi se affiancata ai cento campi della RFU. Mah. Andiamo avanti.

Restiamo quindi in Inghilterra dove il primo club a giocare su sintetico un campionato fu il Gosforth RFC nel 2007 mentre la cosa è arrivata in Premiership  nel 2013 con la ultimazione del nuovo impianto dei Saracens. A consigliare la RFU in questa direzione oltre le motivazioni di cui sopra, in particolare la necessità di garantire il regolare svolgimento di allenamento e partite, ci sono dichiarazioni come quella di Steve Grainger, direttore dello sviluppo di rugby RFU: “Con il cambiamento delle aspettative e aspirazioni, è chiaro che il rugby, come altri sport, ha bisogno di fornire superfici di gioco in grado di soddisfare le esigenze moderne. ” Continuano ancora quelli della RFU:” “A seguito di Rugby World Cup 2015 c’è stato un aumento di interesse per il rugby, non da ultimo da aspiranti allenatori, arbitri e giocatori giovani, e questa è una interessante opportunità che ci fa sviluppare le nostre infrastrutture“.

Sessanta campi sono destinati ai club inglesi, frutto di una complicità operativa fra Federazione e club che è ben nota, i primi sei saranno/dovranno essere pronti entro il settembre 2016. La cosa che ci incute maggior rispetto ed un piglio di sincera ammirazione verso la dirigenza inglese è come il tutto sia costruito non solo con lungimiranza, con capacità di cogliere eventi e saper fare programmazione ma anche con un approccio assolutamente pionieristico, come se l’Inghilterra non fosse già una delle Nation più importanti nel mondo del nostro sport.

Servono ancora commenti? Va bene così.

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