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PRO14

PRO12: PERDERE AIUTA SOLO A PERDERE

GPRO12 17

Le Zebre non sono più sole, il male della altalena impazzita ha contagiato Treviso, il modello Italia è perfettamente uniforme. Entrambe le franchigie, un giorno convincono e quattro no, ogni tanto azzeccano una partita ma i titoli del giornali non si sono ancora sbiaditi che incappano nella solita batosta.

La altalena impazzita produce una uniformità del nostro rugby di Alto Livello che neanche se te la cucivi sopra con i ferri da uncinetto veniva così precisa. Nessuno vuole ammettere un vero danno che queste due “franchigie stanno facendo al rugby italiano. C’è uno invece che ne parla da un po’ e si chiama Jacques Brunel.

La vittoria della Nazionale al Sei Nazioni contro la Scozia aveva un sapore particolare soprattutto per un motivo da molti già sottolineato: è stata una vittoria salvifica perchè troppi ragazzi in azzurro sono abituati a perdere. 

Molti giocatori della Nazionale hanno la sconfitta nel sangue ormai, non solo  e non tanto per la Nazionale, che pure di risultati positivi non ne ha, ma quanto per la sequenza interminabile di sconfitte ed ancora peggio di sonore batoste che le loro “franchigie” portano regolarmente a casa. E’ un tema sollevato in tempo meno recenti proprio da Brunel ed è uno dei motivi per cui molte dei nostri migliori giocatori sono andati a giocare all’estero, mettendo in atto quella nuova emigrazione dall’Italia che proprio la nostra partecipazione al Pro12 doveva seppellire.

Perdere aiuta a perdere, la sconfitta che genera tolleranza di se stessa dove può mai portare? Questo è il  problema grosso e nuovo che ci regalano Zebre e Benetton dall’alto dei loro super-budget.

Si racconta che ad una delle audizioni dei suoi consiglieri militari, durante una delle guerre della sua epoca, la Regina Vittoria, sentite le non felici notizie e le difficoltà dell’esercito inglese, dopo aver ascoltato il suo Generale che le raccontava le idee per raggiungere il successo finale, lo interruppe e lo congedò dicendogli: ” Non ci interessano le possibilità di sconfitta“.

Ragionassero così anche i nostri massimi Dirigenti e Coach di FIR e Pro12, avessero davvero l’urgenza di vincere, come quel Generale inglese, magari il rugby in Italia sarebbe ora ad un punto diverso.

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