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FORMAZIONE

ITALIAN RUGBY FORMATO ESPORTAZIONE: SI PUO’ GIOCARE SOLO ALL’ESTERO

Worcester_from_the_Cathedral

Uno scorcio di Worcester

Sono due storie diverse, due momenti di rugby diversi per i due protagonisti ma il finale è lo stesso: i due vanno a giocare all’estero. 

Si parla di Simone Favaro, terza linea della Benetton Treviso, che la stampa locale annuncia come accasato, per il prossimo campionato, con tutta probabilità a Cardiff per indossare la maglia dei Blues. Le voci dicono che la stessa Benetton abbia rinunciato ad offrirgli un nuovo contratto, il club trevigiano è troppo impegnato a cercare di trattenere tutti i suoi big (Gori, Zanni, Campagnaro, Minto , …) che hanno proposte da un po’ tutta Europa e sono molto tentati, qualcuno deve pur sfuggire. Favaro andrebbe a giocare nello stesso campionato dove milita attualmente, il Pro12, ma nella terra del rugby, il Galles, in un club che non brilla ora ma che potrebbe farlo domani.

Anche Derrick Appiah,giovanissimo  pilone ora a Mogliano, ha annunciato di accettare la sirena britannica, per lui trasferimento già deciso a Worcester, club che si sta giocando con Bristol la promozione in Aviva Premiership. Dovesse Worcester anche avere la peggio il giovane Appiah, modenese di origini ghaanesi, giocherebbe comunque in Championship, la seconda divisione britannica, molte, ma proprio molte, spanne sopra la nostra Eccellenza e ad un livello di gioco che quelli che la sanno lunga dicono non sia poi così inferiore alla seconda fascia del Pro12.

La lista di quelli che, con un minimo di talento, lasciano l’Italia è lunga, per un motivo o per l’altro lo fanno sia quelli “arrivati” come Favaro, che poi è solo un classe ’88, sia i giovani prospect come Derrick (classe ’94).

Ci apprestiamo a giocare un Sei Nazioni dove circa un terzo dei convocati per la nostra Nazionale giocano in club non italiani, tutti gli altri convocati, salvo rare eccezioni sulle quali è meglio stendere un pietoso velo, provengono da Zebre e Benetton ovvero giocano anche loro “all’estero”, militano infatti in Pro12, campionato che abbiamo scelto e voluto per giocare con irlandesi, gallesi e scozzesi.

In pratica la nostra Nazionale non gioca in Italia, lo sapevamo, ma negli ultimi anni la cosa ha generato un loop che rende “intrattenibili” o quasi i nostri talenti sul nostro territorio: il nostro rugby è tutto all’estero e, quello che è ancora qui, si sta trasferendo lì.

E’ infatti comprensibile che un ragazzo che vuole crescere e, a vent’anni, voglia ancora mettersi in gioco lasci i club italiani, in particolare lasci i club di Eccellenza, per tentare una strada all’estero, magari nella seconda divisione inglese, o in seconda francese, in Scozia o in Galles. I posti nelle Zebre o in Benetton sono pochi, circa ottanta, molti sono già ricoperti da stranieri, circa venti, o da Nazionali che devono fare minuti.

Le uscite di Favaro o di Appiah, e di molti altri, forse insegnano che la scappatoia di “eliminare” i campionati per club italiani per accasarsi esclusivamente nei campionati stranieri è una idea stupida. Ma questo lo sapevamo già.

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