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QUESTIONE DA PRO

SESSANTASETTE A ZERO

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Quel che vale per Rovigo non vale a Treviso e Parma. La potremmo anche chiudere qui e ci saremmo già capiti, si sarebbe già data risposta ai piagnistei vari che si alzano soprattutto dalle due franchigie.

Capiamoci: non è questione di essere più o meno delusi per le solite penose prestazioni dei nostri club nelle Coppe Europee ma di smascherare almeno un paio di atteggiamenti nocivi. Del resto la prestazione del Treviso in terra d’Inghilterra non ha nulla  di “solito”: se una squadra entra in campo generalmente lo fa per giocare, in un modo o nell’altro, invece questi qui hanno rinunciato.

Le Zebre sono sempre al loro standard, molto basso, ma chi scende drammaticamente è Treviso e su quella allora si punta.

Facciamo presto a parlare di allenatori e giocatori, basta non nascondersi il fatto che una sequenza di brocchi come quella intercettata da Treviso in questa stagione non era mai accaduta negli altri quattro anni di Pro12. Casellato sa dove sbaglia? Speriamo di si. I suoi giocatori ci mettono il massimo? Diciamoci la verità dai: guardando un po’ tutti i match si vede chiaramente che non c’è la stessa tensione che in passato. Evidentemente anche in casa Treviso si gioca forse molto di più pensando alla Nazionale mica per forza al club; pare essere passato il messaggio che il team di Pro12 può anche perdere tutto, basta solo che alleni bene i Nazionali, è passato insieme ai soldi, tanti, arrivati dalla FIR. Tutto come alle Zebre?

Parliamo ora della Dirigenza. Quello che vale per le Zebre vale per Treviso: la potremmo chiudere qui e ci saremmo già capiti. Il Presidente Zatta sappia che il fallimento è davvero in capo a lui, mica è una questione che “ipresidentifannocosì“. Aver portato il Benetton Rugby dopo quattro anni, in cui il club trevigiano si era guadagnato il rispetto di tutti in Italia e all’estero, a realizzare risultati ed elargire prestazioni del tutto simili alle peggiori Zebre, quelle di Gajan, è una questione di pura gestione sportiva.

Sia chiaro ai “capi” di Parma e di Treviso, ma quest’anno in particolare a quelli della seconda, che vengono da quattro anni di Pro12, questo è il quinto: è allora la finiscano di fare finta che tutto sia cominciato tre mesi fa, è una ipocrisia stucchevole. Anche perchè ogni anno trascorso è costato a tutto il movimento un pacchetto di milioni consistente: ci vuole un po’ di rispetto.

In questi quattro anni con le prestazioni dei nostri club in Pro12 ci siamo giocati la loro stessa permanenza nelle Coppe Europee, a differenza di prima da quest’anno una sola di loro è sicuramente in Champions Cup, abbiamo cancellato dal continente la sicura presenza dei club di Eccellenza e ci siamo mangiati buona parte della credibilità europea sulla nostra capacità di crescere nel rugby. L’obiettivo del quinto anno dovrebbe essere quello di risalire e non di ripartire verso altri quattro anni di “crescita” (sconfitte). Le conseguenze dei continui ed importanti flop potrebbero portare a fine anno a pesanti conseguenze verso il rugby italiano perchè le storielle di cui sopra inteneriscono magari il cuore di qualche tifoso mammone ma non il Board europeo ed internazionale. 

Purtroppo non si tratta di partire da zero, il clima è molto più pesante, è sessantasette a zero.

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