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AFFARI ESTERI

MENO ITALIA OVALE SUI MEDIA CHE GUARDANO SEMPRE PIU’ ALL’EUROPA

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Uno degli effetti meno indagati e più importanti dell’ultimo turno di coppe europee è la ulteriore diminuzione di visibilità del rugby italiano entro i nostri confini. La cosa era già ampliamente prevista ma il suo verificarsi lascia un amaro difficile da omettere.

La nuova formula di Champions Cup e di Challenge ha lasciato sul campo tre soli match disputati da formazioni italiane, il Rovigo che in Challenge ne ha prese sessantotto e fatti dieci, la Zebre che sempre dieci ne hanno fatti  ma presi trentacinque e Treviso che in Champions ne ha prese trentotto e fatti quindici. Tutte sconfitte, come sempre, e poi i soliti discorsi con quelli dell’Eccellenza, tocca a Rovigo questa volta, che dicono aver sempre saputo essere  più deboli del proprio avversario e quelli del Pro12 che dicono di aver fatto  “un altro passo avanti”. Fatevi i conti quanti milioni costa al rugby italiano ogni passo avanti che fanno Treviso e Zebre e scusate l’intrattenibile inciso.

Nel solito teatrino italiano fatto del copione di cui sopra sempre drammaticamente uguale da moltissimi anni si era inserito questa volta il Grenoble che, nel pre-partita con Rovigo, per bocca di Coach Bernard Jackman, aveva dato dell’inutile alla Challenge Cup, pepe sulla coda di una organizzazione appena nata, EPCR (European Professional Club Rugby) , ma che evidentemente non ha ancora distribuito sufficienti prebende ai team francesi. Quello di Grenoble è un esempio del rugby che fa autorevolmente notizia dentro e fuori i campi di gioco, il rugby che i media raccontano copiosamente anche sulle testate e sul rugby-web di casa nostra.

Prima Jackman poi le offese di Castrogiovanni a Richard Cockerill, Clermont che batte Munster nella sua tana, l’impresa dei Quins, quella di Connacht e Bath corsaro in Francia, di questo, giustamente, si occupano prevalentemente i nostri media che seguono veramente il rugby. Soprattutto sul web si parla una lingua europea, per le italiane non mancano i rilanci dei comunicati stampa ed i titoli speranzosi triti e ritriti, segue tabellino scarsissimo ed i soliti proclami del “passo in avanti” di cui sopra. Poco pathos.

Da queste parti è uso invocare maggiore spazio per il rugby italiano ma si deve ammettere che, al di fuori dei circuiti localistici e per come si stanno mettendo le cose, dobbiamo ringraziare Tolone e Saracens di riuscire a fare titoli e spettatori anche da noi altrimenti il nostro sport in Italia avrebbe ben poco respiro. Diciamo che l’Europa ovale, intesa veramente come team o protagonisti degli altri paesi, mantiene vivo presso i media quel livello di attenzione anche nelle fasi extra-Nazionale azzurra, ,  raccoglie intorno alle gesta dei vari Vunipola, Thierry Dusautoir, Farrell o Parrà, le istanze e le attese dei grandi appassionati italiani. Atrimenti sarebbe un enorme vuoto.

Ci stiamo abituando ad una Italia senza un “suo” rugby protagonista. C’è da rifletterci un po’.

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