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QUESTIONE DA PRO

I DOLORI DEL GIOVANE CASELLATO

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Werther, il giovanotto del celebre romanzo di Goethe, si è oltremodo angustiato nei suoi dolori, romantico e di gran cultura Werther ha dovuto spesso soccombere al suo eccesso di sentimentalismo, alla sua propensione verso la passione, mentre la sua capacità di essere raffinato è svanita di fronte al pragmatismo del rivale in amore, Albert.

Sorriderà esterrefatto Umberto Casellato quando scoprirà che il protagonista di questo funambolico parallelismo con il personaggio di Goethe è proprio lui, uomo di provata cultura ovale, personaggio passionale ma anche legato ad un suo schema molto personale;  Casellato è forse un po’ meno raffinato di Werther, questo lascia ben sperare nella sua sfida con i vari Albert che circolano fra Scozia, Galles ed Irlanda, nel Pro12 che inizia in questi giorni. Un Pro12 all’insegna di un’ottima marca di birra e di un panorama ovale italiano nel più completo disordine.

Casellato infatti crede di entrare in campo per rappresentare se stesso ed il suo rugby invece, come Werther, è testimone di un tempo ma, soprattutto, è la speranza di una riscossa, in questo caso una riscossa tutta sportiva e molto ovale, che tutti auspichiamo, che tutti crediamo in un angolino del nostro cuore possibile anche se i fatti raccontano altro.

Il XV che Umberto Casellato ha annunciato per la prima con Ospreys è uno specchio del “tempo” di cui si parlava poco sopra, un “tempo” forse condizionato da qualche infortunio in più ma anche questo fa testo.

Lo scorso anno  il primo match dei trevigiani era sempre con Ospreys, si giocava in casa, il team Benetton aveva in campo undici nazionali italiani, gli stranieri erano solo tre ed i tre erano Brendan Williams, McLean e Vosaway, tanto per capirci; quella Benetton aveva con se la prima linea della Nazionale ed in panchina aveva altri quattro nazionali.

Per la sua prima da “giovane Werther” Casellato schiera oggi una cosa che un anno fa non esisteva, in tutti i sensi; hanno mantenuto il posto solo in due (Nitoglia e Morisi), i nazionali azzurri in campo sono solo cinque (Van Zyl, Morisi, Campagnaro, Giazzon, Fuser) ed in panchina ci sono solo i 5 cap di Esposito. Gli stranieri in campo dal primo minuto sono ben otto (Sam Christie, James Ambrosini, Joe Carlislee, Rupert Harden, Cornelius van Zyl, Meyer Swanepoel,  Tomas Vallejos Cinalli, Leo Auva’a) la mediana è totalmente consegnata a loro (James Ambrosini e Joe Carlisle) e così anche la terza linea. Altri tre stranieri aspettano in panchina per un totale di undici su ventidue. In campo ci sono due giocatori che lo scorso anno militavano in Eccellenza e tre giovanotti sono in panchina.

Una rivoluzione totale figlia del tempo, come si diceva, che abbandona, proprio quest’anno che la Benetton si veste del contributo federale, lo schema della Nazionale per affidarsi a moltissimi stranieri, un amalgama tutto nuovo che Casellato ha dimostrato, nelle deludenti  prove agostane della sua Benetton, quanto sia lungo da mettere in sintonia .

Riuscirà il nostro “Werther” a dominare la scena e sconfiggere un po’ tutti gli Albert che gli gireranno intorno, inclusi quelli di casa? Sicuramente è l’uomo giusto al posto giusto.

Casellato sta imponendo alla Benetton Treviso uno schema di gioco completamente diverso da quello di Smith, più velocità, mediana affidabile,  coperture e ripartenze non per forza dai primi tre numeri, difesa aggressiva. Tutti sanno che il metodo Casellato però non è particolarmente rapido, non è facile da apprendere, crea condizione solo alla distanza, ha bisogno di tempo e, per quella data, si spera non sia sfuggito tutto il carico di attese, simpatie ed opportunità con cui il coach trevigiano era partito.

L’Umberto sorriderà a sentirsi ricordare questa sua “lentezza” perchè l’ultima volta che la applicò a Mogliano vestirono il tricolore. Resta il fatto che a Casellato non è richiesto solo di essere coach ma anche molto “manager” del suo team, condizione ineludibile per raggiungere i risultati attesi, sul campo e fuori.

Casellato va alla sua prima vera sfida, purtroppo per lui non è solo una partita, come questo suo Pro12 non è solo un campionato, c’è molto di più dietro, lo sappiamo tutti.  Buona fortuna Umberto, di cuore.

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