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FIR E DINTORNI

L’EQUIPARABILE, FALLIMENTO DELLA FIR

white flag

….sul ponte sventola bandiera bianca.

E’ un argomento che aveva trovato riscontro da tempo, era nell’aria, l’uscita di oggi su Il Gazzettino a firma di Ivan Malfatto è una conferma. La notizia è che la FIR pescherà giovani giocatori dalle isole del Pacifico, li porterà a giocare nei nostri campionati italiani, attenderà così diventino equiparabili agli italiani e poi li metterà anche in Nazionale.

La ricetta per il salvataggio a medio termine della Nazionale è stata così infornata, non bastassero i nostri ragazzi, prelevati dai club il più presto possibile, che altrimenti nei club si rovinano, mandati in una delle moltissime accademie della FIR , ci saranno allora anche samoani, fijiani e tongani a mettere la palla tricolore oltre la linea di meta.

Checchinato, riporta Malfatto, ha già fatto il primo giro in Samoa e Ascione alle Fiji e a Tonga? Il Presidente Alfredo Gavazzi ha detto che per Tonga non ci sono problemi, da quelle parti c’è già un bel contatto della azienda Ghial, noto sponsor del Calvisano, e quindi ci pensano loro. A proposito del conflitto di interessi! Tranquilli tutti allora: ci pensa la Ghial !!

Tornando agli arrivi di isolani dobbiamo dire che da queste parti si era già provveduto alla prima inoculazione di questa notizia propinando ai più attenti la storia di James Ambrosini, la importazione programmata a fini tricolori eseguita dal Benetton Treviso due stagioni fa; si è già inoltre scritto dei Pacifici made in France ecc, pezzo che sta li a ricordarci che in fondo lo fanno tutti.

“Lo fanno tutti” , è vero, non significa assolutamente sia la strada giusta ma è vero che  “lo fanno tutti”. Il lofannotutti  è del resto la scusa dei bambini più nota ed anche la più struggente, è un richiamo alla giustizia “universale” ed è a questa scusa che noi italiani ora ci appelliamo per ammettere la sconfitta  più sonora è cocente dell’ultimo decennio ovale: l’incapacità di far crescere il movimento.

Siamo entrati nel Sei Nazioni o poi nel Pro12 e non abbiamo fatto un passo avanti in termini di gioco e di presenza sui campi, sia a livello di club che di Nazionale, quest’ultima poi ha toccato proprio in questi mesi il suo punto più bassi. Il risultato del fallimento FIR degli ultimi dieci anni, inclusi gli ultimi due, è sotto gli occhi di tutti ed allora che fare? Gavazzi conosce solo due strade, le uniche che riesce a concepire chi generalmente ha poca dimestichezza con la coralità , il lavoro di squadra, la programmazione, la crescita di un team: la centralizzazione di tutte le attività, di tutta la formazione e della gestione dei giovani presso la FIR e l’accaparramento di talenti esteri. Così ha fatto.

“Lo fanno tutti”? E’ vero, lo fanno in Inghilterra e in Galles dove qualche isolano già ora si trova nella loro Nazionale, lo fanno gli All Blacks e l’Australia, ma ci perdonino del paragone gallesi, inglesi, neozelandesi ed australiani perchè loro poi portano in Nazionale anche: Dan Carter, Mc Caw, Samuel Whitelock, Israel Dagg, Sam Warburton, Gareth Cooper, Dan Biggar, Paddy Ryan, Quade Cooper, Will Genia, Michael Hooper, Owen Farrell, Danny Care, Ben Foden, Chris Ashton, eccetera eccetera eccetera.

Di fronte al disastro del nostro rugby qualcosa andava fatto e, anche se non è la cosa che si auspicava da queste parti, qualcosa è fatto. Una riflessione? Si deve temere molto di più la pletora politicizzata di accademie FIR  che non quattro isolani in cerca di fortuna, nel primo caso si rischia di  distruggere  il movimento.

Non sono gli “equiparabili” il nostro problema e tanto meno lo saranno, quelli sono solo la dimostrazione più palese del fallimento delle FIR, c’è ben altro che può far saltare il banco.

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