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AZZURRI

LA GRANDE SFIDA CON IL VUOTO DAVANTI: JACQUES BRUNEL

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Il primo dubbio ce lo ha tolto Gavazzi e, per la gioia dei cultori della cucina a fuoco lento, la fiducia al francese è stata confermata poco dopo la debacle senza onore contro il Giappone; fin qui il copione era già scritto, anche di fronte al nulla Brunel sarebbe rimasto al suo posto ed il nulla è stato.

Perchè Brunel resta?  Non certo perchè è tardi per cambiare un allenatore prima dei Mondiali, lo schema di gioco del francese ha fallito da tempo ed è evidente che bisogna ricominciare da capo, non certo per un suo acuto feeling con le franchigie che non esiste, non certo per la sua centralità nel nostro movimento ovale, Brunel non sì è mai curato di questo, non lascerebbe eredità di alcun tipo in Eccellenza, nelle Accademie o nel movimento. Quello che il tour estivo ha invece reso evidente è che anche se Brunel rimanesse fino ai Mondiali di Londra i risultati che la nostra Nazionale raggiungerebbe non sarebbero in nessun modo diversi da quelli ai quali si potrebbe ambire con un cambio della guardia.

Allora Perchè Brunel resta? E’ condivisibile quello che scrive sull’argomento Rugby1823 “Brunel dà l’idea di essersi adattato al clima italiano. Cioè il tirare a campare. Era arrivato nel 2011 con l’idea di avere carta bianca, poi si è accorto che la carta è poca e già pasticciata e si è adattato”. Il Presidente Gavazzi, per il suo secondo anno di insuccessi azzurri, ha a sua disposizione una vittima sacrificale eccellente, un perdente di lusso e pure ammansito alla logica federale, perchè cambiare ora? Se il colpo deve essere sarà a Novembre, quando tutto sarà davvero perduto e tutto l’ovale tricolore sarà pronto a gioire alla follia anche solo per un pareggio con la Scozia al prossimo Sei Nazioni. Il rugby italiano secondo la FIR è prima di tutto politica che dei risultati ce se ne fa sempre una ragione.

Negli stessi giorni ha giocato nel Sud Pacifico, per gli annuali mondiali di categoria, la nostra Under20; i baby azzurri hanno salvato il posto fra i primi dodici vincendo con le Fiji all’ultimo respiro ma in generale hanno dimostrato un ritardo quasi incolmabile con le migliori Nazionali. Nello stesso periodo a Tblisi scendeva in campo la Nazionale Emergenti, la nostra Nazionale2, guidata da Cavinato, che ha preso batoste sonore da Georgia e Argentina2 ed anche qui il divario è risultato davvero troppo ampio. Si avvia alla fine la campagna acquisti delle due di Celtic, le Zebre hanno chiamato a se un po’ di Calvisano e una buona dose di stranieri, la Benetton ha ricominciato dall’inizio con tanto “acerbo” fra gli italiani e tanti stranieri nuovi di qualità. Non sono quindi l’Under20 o la Nazionale Emergenti la soluzione di Brunel,  tanto meno lo sono le Celtiche, tutte queste formazioni sentono la crisi del movimento forse più della Nazionale ed è per questo motivo che Brunel per giustificare il brutto tour estivo si è appellato agli assenti, ovvero i vari Parisse, Castrogiovanni, Zanni & Co, che poi sono gli stessi dei deludenti test match dello scorso anno (estate ed autunno) e del brutto ultimo Sei Nazioni.

Brunel ha un vuoto intorno, il movimento è ko, la FIR non è stata capace di assicurargli nuova linfa, nuovo buon rugby spendibile ad alto livello. Brunel ha però fatto un vuoto nella nostra Nazionale: niente gioco, niente nuove promesse conclamate, niente vecchi che ce la fanno, niente ranking internazionale, niente vittorie. Sappiamo che il francese ha in tasca, come soluzione finale, una lista di eleggibili e di oriundi e questo è il sintomo più grande del suo vuoto oltre al fatto che qualcuno di questi gli ha già detto “no”, che per perdere con l’Italia c’è tempo.

Il pessimo tour estivo della nostra Nazionale si chiude nel peggiore dei modi, il nostro vuoto corrisponde alla foga di altre Nazioni che si affacciano alla soglia del rugby internazionale con promesse mantenute e velleità spendibili, si chiamano Giappone, USA, Canada e, ancora distante ma in arrivo, la Russia, paesi ricchi di potenziali sponsor e pubblico. Oltre a queste c’è la nuova formula del rugby scozzese, il ritorno degli isolani, la caparbietà argentina che ha deciso di smettere di esportare talenti e che si appresta a giocarsi il prossimo “The Cahmpionship” da avversaria temibile.

Se di fronte a tutto questo l’Italia non  darà presto, anzi prestissimo, cenni di risollevarsi, qualcuno lassù al Board internazionale potrebbe dimenticarsi di noi italici e puntare su altro, come già accaduto per le coppe europee di club.

La sfida di Brunel è più ampia di quello che si può pensare e tutto il suo vuoto pare davvero insufficiente a vincerla, questo è il grande timore.

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