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QUESTIONE D'ELITE

PILLOLE PER L’ECCELLENTE FINALE

Eccellenza_Capitani_Gavazzi_Scudetto

CAPIENZA E PROGRAMMAZIONE E’ effettivamente una grande stupidata far giocare un match come la finale di Eccellenza di quest’anno, che potrebbe portare almeno sei o settemila persone sugli spalti di uno stadio, al Peroni Stadium di Calvisano che ne può contenere solo tremilacinquecento ma è il regolamento e nulla si può contro di lui. Far rispettare le regole è una storia che in Italia non è sempre in cima alle priorità e sembra allora quasi affascinante questa presa di posizione dei bresciani, di Gavazzi, di mantenere la finale nel proprio stadio affermando una norma che esiste fin dall’inizio di questo Campionato e che pare essere diventata di buona attualità solo in questa ultima settimana. Questa cosa che la finale si gioca a casa della squadra che, fra le due contendenti, è arrivata più in alto in classifica si sa da sempre e le proteste uscite dal Polesine sono almeno tardive. Rovigo impari a programmare anche le contestazioni al regolamento se proprio lo fa in nome dello sport, diversamente ha due volte torto.

PRIME LINEE C’è da giurarci che sarà il leit motiv della finale proprio l’assetto e la battaglia in prima linea o almeno sarà sicuramente quello sul quale Calvisano cercherà di far girare la partita mentre a Rovigo fanno il tifo per la dinamicità anche delle proprie seconde e terze linee. Le formazioni annunciate, ma nessuno sa fino a che punto sono vere o si tratta di pre-tattica, danno una prima linea calvina Costanzo-Ferraro-Lovotti e quella rossoblù Roan-Mahoney-Quaglio. Il Calvisano ha passato una stagione a coprire poco il campo, concentrare il gioco su spazi di mischia e magari chiudere con qualche iniziativa dei bravissimi De Jager, Canavosio, Chiesa o con la potenza esplosiva di Haimona (Ngawini lato Rovigo fa però più paura); Rovigo predilige svariare e gli fa gioco avere dietro la prima linea gente come De Marchi, Lubian, Ruffolo, Montauriol, Ferro che garantiscono movimento oltre a solidità. Il problema per Rovigo potrebbero essere gli ultimi cinque metri, quello di Calvisano lo spazio centrale fra i propri dieci ed i ventidue però, è bello dirlo, questo è un match da prima linea e la cosa, per il fascino che porta con se lo scontro fra i primi tre, emoziona a prescindere, forza rugby!

ARBITRI “Senti Alan” e la risposta  “Dimmi Carlo“, “Alan vorrei sapere se il rumore che ho sentito è lo starnuto di Hehea o il passo di Ngawini che supera la linea di meta“. Questo dialogo è uno scherzo sciocco ma gli interventi TMO degli arbitri italiani, quando si trovano a poterne usufruire, sono il più delle volte davvero improbabili: il TMO sembra servire più a dare sicurezza a chi sta in campo o a garantire il posto a chi sta in regia che non a risolvere dubbi profondi. E’ la piccola tristezza di un Campionato, il nostro,  che il TMO non se lo può permettere, che lo sperimenta solo in poche occasioni e, per forza di cose, non riesce a dargli un senso compiuto tanta è la disabitudine. In Italia dobbiamo ancora cominciare ad usare bene i guardialinee figurarsi quando arriviamo alla cabina di regia. Congratulazioni comunque a Carlo Damasco, designato per la quarta volta ad una finale Eccellenza, guardialinee Vivarini e Liperini, quarto uomo Sorrentino e, appunto presente in questa finale, il TMO Alan Falzone. I cinque arbitri godranno, come sempre, della collaborazione in campo del Coordinatore aggiunto degli arbitri Paul Griffen che, come sempre, alternerà generosamente il suo ruolo di mediano a quello di assistenza straordinaria agli arbitri: passerà la serata in gran parte chiacchierando con loro, distribuendo agli arbitri consigli e tiratine di orecchie, indicando gli avversari da punire e la santità dei suoi. Il tutto senza un cartellino giallo si alzi verso il capitano di Calvisano, come in tutto il Campionato. Questa volta però c’è il  TMO, chissà se sarà sufficiente per sostituire il prode Griffen lasciandolo, almeno nella finale, ai suoi impicci di mediana. Chissà, questo si che è un dubbio profondo, “Senti Alan….“.

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