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AFFARI ESTERI

CLUB VS FEDERAZIONI EUROPEE: L’ITALIA, ANCORA SOTTO ATTACCO, TIFA PER L’AVVERSARIO

BATH

La “guerra” fra federazioni e club che si è scatenata fra Francia ed Inghilterra nell’ultimo anno riuscendo a fare una vittima illustre, al solo scriverlo viene da fare i complimenti a francesi ed inglesi perchè la vittima in questione è il Galles, non si arresta. Il compromesso raggiunto per le coppe europee pare essere solo una parentesi illustre di questo conflitto che ha al centro interessi economici importantissimi, in testa le decine di milioni del colosso BT,  ed un buona dose di scimmiottamento di certa passarella vip stile calciofilo.

Tocca questa volta al Presidente di Bath accendere la miccia e lo fa chiedendo calendari separati fra club e Nazionali. Il Presidente Bruce Craig fa una proposta precisa, divide l’anno in finestre, periodi meno “interessanti” e più compressi vanno alla Nazionale e gli altri ai club, organizza una sua proposta che restituisce al Campionato dei club una ulteriore maggiore visibilità e soprattutto mette sempre a disposizione dei club, per i loro match, i giocatori della Nazionale. Per Craig non ci devono più essere sovrapposizioni fra partite di club e Nazionale, come accade durante il periodo del Sei Nazioni, e magari  la Nazionale può anche fare qualche partita in meno che, secondo lui,  non guasta.

Questa volta però l’obiettivo recondito di questa nuova proposta in arrivo da Bath è proprio il massimo organismo internazionale, l’IRB, che di queste finestre internazionali è il vero artefice.

Lasciando da parte valutazioni oggettive sulla proposta di Bath vediamo di affrontare la cosa da un altro punto di vista, il nostro.

La Federazione italiana, eterna emergente del rugby europeo, ha un posizionamento strategico inverso rispetto ai paesi di grande successo ovale, ha occhi solo per  la Nazionale e spinge sempre più in basso il mondo dei club; la dimensione di questo “quasi fastidio” federale verso i club e verso il massimo Campionato italiano lo dimostrano ancora le ultime dichiarazioni del Presidente Gavazzi che ha previsto che il massimo campionato italiano ospiti in futuro fra le sue partecipanti una specie di Nazionale Under20 che userà la massima serie del rugby tricolore come palestrina da allenamento. Insomma, BT da noi non arriva.

La continua spinta di Francia ed Inghilterra verso una maggiore capacità dei club di essere centrali nell’affaire rugby porta l’Italia alla marginalizzazione, incapace di opporre al rugby europeo alcuna voce al di fuori della propria la FIR, che con la recente egemonizzazione anche verso Treviso ha tappato la bocca all’ultimo club di Alto Livello indipendente in Italia, avrà sempre più il problema di trovarsi a competere solo in metà del panorama rugbistico europeo.

Se seguiamo infatti lo “schema Bath”, solo su metà del panel competitivo del rugby continentale l’Italia sarà davvero presente, dimezzando quindi la propria capacità di appeal verso gli sponsor, i media e rendendo un pessimo servizio al rugby di base che si troverà nella restante parte dell’anno a mendicare le dirette della Premiership e del Top14 preferendole ai ragazzini della Under20 in allenamento.

La FIR persegue una strategia complessiva che è di brevissimo periodo, portare lo spocchioso Brunel ai mondiali in maniera decente, per farlo organizza un rugby unicamente legato ad un fenomeno che pare destinato invece a comprimersi in futuro, quello delle Nazionali, e dimentica il movimento di base che lei stessa prova a sostituire con una pletora di Accademie ed accademiette per tutte le età.

Il ragionamento del Presidente Craig è una minaccia per la strategia italiana nel rugby, è un ulteriore tentativo inglese di togliersi dai piedi i mocciosetti del rugby, già recentemente ampiamente ridimensionati nelle Coppe europee, e di costruire una unica piattaforma anglo-francese ovale del rugby, fatta di Tolone e Saracens, London Irish e Racing Metrò, club appariscenti che vengano intersecati all’occorrenza con Munster e Glasgow, Cardiff e  Leinster, coltivando il sogno di andare a giocare in Sudafrica o che i Cheetahas riempiano un giorno Twickenham.

Noi invece abbiamo Brunel e Parisse.

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