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PRO14

LE ZEBRE HANNO CUORE, TREVISO NIENTE. QUANTO CONTA UN “AMBIENTE TRANQUILLO”.

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Vedere il Palazzani che si lancia oltre la linea e chiude in meta il match che ha visto le Zebre vincenti contro i forti Ospreys è come vedere un film di John Wayne dove alla fine il cow boy ha sempre quel pezzo di cuore in più che fa la differenza. Se la cosa arriva poi dopo il solito prodigio di Leonard ed il bellissimo attacco alla linea di Orquera, che produce la prima meta di Venditti, allora il tutto diventa anche un film a lieto fine che fa gioire i, finalmente, molti spettatori assiepati sulle tribune di Moletolo.

E’ vero che il giudizio sulle Zebre non può cambiare, rimane un team di valore decisamente modesto che ha fatto una stagione meno che modesta esprimendo gioco solo a tratti discreto, ma proprio per questo la vittoria di questo turno di Pro12 diventa un vero vanto, un successo notevole per i colori del team federale, perchè maturato in un clima di rivalsa e grazie a motivazioni che non era facile tirare fuori. Insomma, se la stagione in se non valorizza il team delle Zebre, questa vittoria riempie di valori positivi ogni singolo componente di questo team. Anche questo è un risultato.

Il risultato provvisorio della giornata di Pro12 è che le Zebre non sono più ultime in classifica quel posto tocca ora alla squadra di Treviso, quando uno si chiede come è possibile una cosa del genere, visto i valori inizialmente in campo, vale il pensiero di un mio amico che, quando gli ho raccontato lo scempio compiuto dai biancoverdi contro Glasgow nell’ultima di Monigo, ha commentato “vedi quanto conta avere un ambiente tranquillo?”.

Già, l’ambiente tranquillo, una chimera per Treviso ed una esagerazione per le Zebre; ormai da tempo vanno singolarmente  per la propria strada quelli che stanno fra i primi e fin troppo sereni sono i secondi. Pensate alle Zebre che, da questo Pro12, un campionato dal quale, è bene ricordarlo, non retrocede nessuno, dovevano solo ricavare un buon allenamento per la Nazionale, perchè è questo il motivo per cui giocano ad oggi le Zebre, mica per altro. Pensate a Treviso che invece aveva obiettivi di classifica e che ha trovato , strada facendo, fra un insuccesso e l’altro, il modo di massacrare un ambiente che sembrava funzionare che aveva obiettivi e tranquillità. .

La partita contro Glasgow è una fotografia limpida di quello che accade da tempo a Treviso: c’è un gruppo di giocatori impegnati a cercare di fare in modo che la propria nave non affondi ma con un particolare non irrilevante, lo fanno dalle scialuppe di salvataggio. Ci si aspettava una squadra che sfoderasse voglia e grinta, che si giocasse la serata come l’ultima spiaggia, che si spingesse oltre il suo limite per il suo pubblico, per il risultato, per l’onore di essere la numero uno. Bastava una squadra così, che entrasse in campo e giocasse davvero a rugby ed invece siamo stati lì a contare gli errori di handling come in un acerbissimo torneo giovanile.

E’ vero, l’ambiente fa molto, tanto, forse anche un po’ di più ma allora a Treviso devono fare ammenda da settembre in poi, perchè, a quanto pare, non ci vuole un ambiente qualsiasi, non vale se è gasato, oppure spocchioso, carico o presuntuoso, organizzato o ben pagato, quello che conta è che sia tranquillo. Adesso a Treviso lo sanno.

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