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SEI NAZIONI

L’ITALIA MADE IN FRANCE E’ UNA DELUSIONE PAZZESCA

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Il grande campione: Brian O’Driscoll

Inevitabilmente si nota, credo che tutti quelli che seguono il Sei Nazioni su DMAX lo possano vedere, come la batosta italiana nei match di questo torneo sia via via più pesante ed il gioco italico via via più brutto in maniera direttamente proporzionale alla massa di complimenti che Munari elargisce agli azzurri durante la telecronaca.

Sappiamo però che Munari è il più grande intenditore di rugby che ci sia in Italia, allora il sospetto che ci racconti favole ai fini dell’audience è legittimo ma, spenta la tv, bisogna cominciare a raccontarsela giusta che i Mondiali sono dietro l’angolo.  Anche questo match della nostra Nazionale con l’Irlanda è stata una delusione pazzesca, una sensazione di vuoto, un non-gioco assoluto; raccontare della prova positiva di alcuni singoli è allora tanto vero quanto inutile visto che il rugby rimane lo sport di squadra per eccellenza.

E’ vero però che si sono visti molto bene i più “giovani”, le new entry del giro, Sarto e Campagnaro, Esposito, De Marchi, è vero anche che Bortolami è stato autorevole, Barbieri non ha fatto rimpiangere poi Parisse, in mediana abbiamo letteralmente ammirato un Tebaldi trasformato ed un Orquera decisamente sopra la sufficienza. Insomma tutto bene ed allora perchè l’Italia è stata così brutta?

La risposta è di quelle che non si possano dire, diciamo che per ora è solo un dubbio, una possibilità amara, una eventualità che, fosse vera, sarebbe inconfessabile: Brunel sta sbagliando. Bisogna dirlo, qui non solo non arriva il tanto decantato “equilibrio” ma la spinta propulsiva di questa Nazionale, ferma ai primi quaranta minuti, la non crescita di un livello di gioco, i risultati anche solo “estetici” del gioco azzurro fanno pensare il peggio. Brunel sta dando l’impressione di navigare a vista, di non avere una sua linea decisa e decisiva, di non avere ancora davvero scelto nemmeno i primi ventidue

La batosta presa dall’Irlanda è stata progressiva, diciassette punti nel primo tempo e ventinove nel secondo, nel primo tempo noi ne facciamo sette e nel secondo zero, nel primo tempo magari non giochiamo ma difendiamo e nel secondo nemmeno la difesa. Sarà anche una questione di lana caprina ma non è un problema di possesso, diciamola giusta, è un problema di conquista del possesso, ovvero un problema tecnico, Monsieur Jacques.

In campo c’è solo Irlanda e nel secondo tempo è pure una fortuna che i verdi non mollino la presa altrimenti sarebbe stato difficile giustificare ai convenuti all’Aviva Stadium il prezzo del biglietto.

La sfida era già stata pensata dagli irlandesi come una celebrazione, un tripudio per il grande Brian o’Driscoll che lascia, l’Italia aveva le caratteristiche precise per fare la vittima sacrificale del giorno. Copione rispettato e sette mete infilate agli italici  contro una presa.

Alla fine del match Bortolami cerca di consolarci dicendoci che “… oggi abbiamo giocato probabilmente contro la miglior squadra del torneo…“. Va bene, accettiamo l’approccio consolatorio del capitano, l’Irlanda era troppo. E’ vero infatti che fin dalla conferenza stampa di presentazione il coach Brunel aveva indicato il match con l’Inghilterra come quello importante, il match dei desideri; aspettiamo allora, diamogli credito anche se, visto il tutto, si resta perplessi e risulta difficile vedersi fare lo sgambetto a quelli della rosa.

Sappia però il Brunel che, per quello che si è visto fino ad oggi dalla nostra Nazionale, per tutto quello  che abbiamo avuto modo di raccontare, per il livello raggiunto nel ranking, per i collegamenti con i Campionati, per i talenti individuati, un Cavinato andava benissimo.

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