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QUESTIONE D'ELITE

PERMIT PLAYER D’ECCELLENZA ED INSTABILITA’ “CELTICA”

Jacopo Sarto potente terza linea petrarchina "permit player per la Benetton

Jacopo Sarto potente terza linea petrarchina “permit player per la Benetton

Non ci sarà il prossimo fine settimana fra i tabellini del Campionato di Eccellenza il match Petrarca Vs Cavalieri, rinviato dalla FIR per esondazione di permit player, ovvero di giocatori petrarchini che, oltre ad allenarsi con la Benetton Treviso, finiranno anche schierati con la formazione italiana nel campionato celtico. Si chiamano “permit player”, sono i giocatori che corrono in soccorso delle franchigia delle Zebre o del team trevigiano quando queste vedono decurtati i propri organici di quasi il 50% degli effettivi per le convocazioni nella Nazionale.

Quello dei permit player è un meccanismo obbligato e contemporaneamente contestato, osteggiato, voluto, sabotato, invocato ma soprattutto chiacchierato, in quest’ultimo caso spesso solo da un punto di vista, quello delle squadre celtiche.

Quando io sento le parole “permit” e “player” tutte e due insieme mi viene subito in mente Vittorio Munari, è un associazione diretta ed automatica, come la pasta ed il pomodoro, è lui infatti il maggior dissertatore della questione ed anche se, direte voi,  è forse il maggior dissertatore di tutto, bisogna riconoscerli una tenacia sull’argomento che pochi hanno saputo mantenere.  I permit player, così come voluti dalla FIR, sono sempre stati visti dal Direttore Generale del Treviso come “fumo negli occhi”, come un modo poco elegante per risolvere un problema senza risolverlo, il Munari ne legge  la diretta conseguenza di una mancata integrazione fra le attività federali ed i club, la non volontà federale di integrare le due cose. Tutto condivisibile.

Il Campionato di Eccellenza ha perso di livello tecnico e di intensità emotiva con l’avvento della Celtic League in chiave tricolore, ovvero è accaduto il contrario di quanto chiunque di buon senso avrebbe auspicato: se ti intesti un nuovo campionato di altissimo livello lo fai perchè si trascini dietro di se  tutto il movimento, lo fai perchè pensi ad un vasto parco di giocatori che, in tutte le categorie, si alza di livello, anche solo di un briciolo. In Italia il Pro12 ha creato invece una sola isola di felicità, Treviso, ne ha visto nascere un’altra, totalmente artificiale tenuta in vita con i soldi della FIR, le Zebre ed ha generato un passo indietro di tutto il resto. La questione è questa.

Dobbiamo ricordare che la diretta conseguenza dell’entrata di Treviso ed allora degli Aironi in Pro12 è stato la modifica del Campionato prof Super 10 in un semi-prof chiamato pradossalmente “Eccellenza”, la cosa ha portato al fatto che i giocatori del massimo campionato italiano non sono stati più giudicati adatti alla Nazionale; la stessa Nazionale che prima accoglieva molti di loro e che grazie al Super1o ha raggiunto grandi risultati, Sei Nazioni incluso, diventava out per gli “eccellenti”. Il Campionato celtico ha generato in Italia, per come è stato affrontato, una spaccatura molto forte nel movimento, una instabilità “celtica”, chiamiamola così, che ha danneggiato prima di tutto non i due team del Pro12 ma proprio i team di Eccellenza, schiacciati verso il basso, costretti a ridimensionarsi.

La Benetton ha recentemente ancora una volta auspicato di poter avere permit player di maggior qualità, già formati alle proprie esigenze, già inseriti nel proprio contesto, una specie di seconda squadra già pronta, magari parcheggiata in Eccellenza, dalla quale pescare i permit player per i momenti di vuoto. In pratica la Benetton ha chiesto di poter moltiplicare l’errore di cui sopra ovvero isolare ancora di più il mondo ovale italiano dalla sua “isola felice”, marcare ancora più nettamente la differenza fra se stessa “celtica” ed il resto del movimento: chiave di volta per questa ulteriore spaccatura, guarda un po’, è proprio la questione permit player.

La vera riforma che la FIR deve fare è invece quella contraria a quanto proposto da Treviso, bisogna invece innalzare il livello del Campionato italiano e di tutta la filiera che ci sta sotto per garantire maggior qualità a chi combatte nel livello altissimo. Questo progetto non può che passare per i club, per il riavvicinamento di questi ultimi alle Accademie, per la espansione e non la compressione del professionismo, la distribuzione anche verso il basso delle risorse economiche federali , magari a scapito anche dei team celtici che, vista la visibilità che si ritrovano, devono anche essere nel tempo catalizzatori di nuove risorse. Se si vogliono avere permit player subito di buon livello e maggior base di scelta per la Nazionale la sfida è alzarsi tutti e non solo uno.

Pensate un po’ che battaglia gira veramente intorno alla questione dei “permit player”, per questo Munari ci batte spesso, è un punto focale.

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