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SEI NAZIONI

SENATORI SI DIVENTA. BELLA L’ITALIA DEI GIOVANI CHE FA PAURA AL GALLES

michele campagnaro man of the match

Michele Campagnaro

E’ stata all’ultimo respiro, come si chiedeva di meglio forse per questa prima italiana del Sei Nazioni 2014 davvero non si poteva, alla fine hanno vinto gli altri  ma la nostra Nazionale ha vinto il confronto sul piano di gioco e, soprattutto, ha piazzato in maggior evidenza i suoi giovani cosa che è da molti anni, proprio nel Sei Nazioni, una esclusiva tutta gallese .

I gallesi sono apparsi sottotono, inizialmente sufficienti e dottorali, poi più tesi e disuniti degli italiani, generalmente fallosi, sbadati, sicuramente compressi dalla vitalità degli italiani, hanno vissuto sugli errori degli azzurri e, a guardare il tabellino, è così che hanno portato a casa il match. Grandi individualità quelle degli uomini in rosso ma non si vista la “squadra”, qualcuno non è proprio andato, North ha toppato e Faletau non è riuscito a fare la differenza, meglio la prima linea che ha dato respiro a tutta la manovra ma subito dietro Luke Charteris ha perso la sfida con il pari ruolo Bortolami. Il resto è una lista di “grandi” giocatori che forse pensavano ad un’altra partita ma che non possono dire di aver brillato, se Halfpenny  & Co volevano una occasione per dimostrare che sono “umani” allora l’hanno trovata.

Michele Campagnaro da Mirano (VE) classe ’93 man of the match,  è la giusta fotografia di una partita dove l’Italia ha costruito e retto davanti e fatto paura con le partenze dei trequarti.

6n 2014 1

In campo è l’Italia che sorprende, anche il Millennium Stadium, per intensità e abnegazione, per velocità, per una sfrontatezza nell’affrontare il piano di gioco che li fa sembrare a tratti degli inglesi tradizionalisti venuti a giocare nella celtica terra di Cymru; quella ventata di follia viene da dietro, la corsa di Sarto, sicuro e deciso il giovanotto e Campagnaro verso la meta segnata poi da quest’ultimo è il simbolo di una Italia che ha rugby da far vedere. Poi c’è Esposito che assorbe il brutto errore iniziale per confezionare una prestazione molto buona,  un sintomo di maturità è solidità non scontata fra le nostre fila. Tommaso Allan, osannato dai media in maniera eccessiva (con metodi da palla tonda), fa molto con ordine e completezza, rari gli errori alla mano ed è una vera  sicurezza in difesa, non esibisce chissà che genialità in mediana, del resto il piano di gioco non lo prevede, ma regala una tranquillità al suo ruolo che la nostra Nazionale cercava da tempo. Buone le sue ripartenze, buono il piede in movimento,  ma al calcio da fermo sbaglia maluccio ed è un vantaggio concesso a chi non ne aveva bisogno.

E’ l’Italia dei giovani che si conferma e vince la sua sfida ma, attenzione, tutto questo è stato possibile solo perchè il mondo dei “senatori” ha costruito tutto il viatico, minuto per minuto. In una Italia dove è difficile non distribuire complimenti vanno segnalati l’ottimo Mauro Bergamasco, il prezioso supporto di Geldenhuys, il Gori che si è mosso con maggior velocità, McLean che in fondo al campo è una sicurezza, la prima linea che combatte e pareggia una battaglia durissima. Ottima regia di un Parisse molto maturo, capitano senza strafare.

Si sono visti da parte azzurra diversi errori, placcaggi sbagliati e alcune fasi di gioco di gran confusione ma una coralità davvero solida ed una gestione del sostegno puntuale hanno evitato problemi peggiori. La cosa che però ha maggiormente colpito è la uniformità nella distribuzione del gioco ovvero una buona difesa e molte buone soluzioni offensive, una coerenza di atteggiamento che è durata dal primo all’ultimo minuto, gesti atletici senza fronzoli, essenziali e puliti, senza personalismi o colpi di testa.

Un buon rugby quello italiano visto al Millennium, forse il più vicino a quell’equilibrio che cerca Brunel,  in verità è un rugby molto maturo dove i più giovani hanno portato freschezza e preparazione; pare opportuno allora dedicare l’ottima esibizione di questa puntata gallese del nostro Sei Nazioni 2014 proprio ai più giovani, agli esordienti o quasi, questo match è una dimostrazione che “senatori si diventa”  ma costa tanta, tanta, fatica.

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