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DAVANTI ALL’ORRIDO DA TREVISO LE ZEBRE CON IL MERITO CHE POSSONO.

 

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Ahi, ahi, adesso si mette male, perchè è questo che ti viene in mente quando vedi un match come l’ultimo Zebre Vs Benetton perchè quello che si sta guardando è la Nazionale più o meno equamente divisa nelle due parti che si fronteggiano, è il top del nostro rugby nel derby celtico made in Italy. Si mette male per Brunel, si mette male per il nostro sport, si mette male ed il Sei Nazioni è alle porte. Vedere alcuni nazionali giocare, alcuni di quelli intoccabili, fa venire un senso di smarrimento.

La partita la fa, malissimo, Treviso che gioca con esperienza e cinismo il primo tempo impaperandosi continuamente sui fondamentali e poi si tuffa, letteralmente, in un secondo tempo che lo vede sprofondare fra le proprie incertezze, ecco il primo limite: incapacità di gestire il match. La mischia trevigiana cresce attraverso i minuti che passano, la rimessa laterale è praticamente sempre una buona piattaforma ma, quando si deve muovere la palla, cominciano le incertezze, i biancoverdi perdono moltissimi palloni. Un match orribile ed i  trevigiani che dimostrano il secondo limite: mancanza di “cattiveria”, sul punto di incontro gioca malissimo. Non resta che pensare che Goosen  abbia toppato la formazione perchè se quella è Treviso allora la cosa è più grave di quel che si pensa. Loamanu da un  apporto vicino allo zero, Botes vaga lentamente  in cerca di soluzioni che poi non vengono quasi mai, assolutamente inefficaci Barbieri, Budd, Van Zyl. Il resto viene da se.

Le Zebre tengono bene in mischia, costruiscono delle maul molto profonde e poi realizzano una difesa durissima, una cosa da manuale per tecnica e per caparbietà, una difesa di una puntualità estrema, pure bella da vedere. Per il resto basta. In pratica le Zebre sono sempre quelle ma dalla loro parte brilla la volontà di vincere, c’è l’ambizione. Tecnicamente sono praticamente nulle appena si chiede loro di attaccare, realizzano una meta che è un regalo degli  avversari e della sorte e poi ci pensa il piede di Orquera. Regge bene il confronto Chillon e poi Geldenhuys si fa sentire, piace molto come in genere la linea parmigiana combatte il punto di incontro limitando la potenziale reattività avversaria.

Quando l’arbitro fischia la fine le Zebre esplodono giustamente di gioia, vittoria meritata e soprattutto cercata, l’urlo finale è una conquista che conta, le Zebre vincono con quel che possono e va davvero bene così.

Quando l’arbitro fischia la fine esplode in diretta tv su Italia2 un lungo urlo di gioia del telecronista Daniele Piervincenzi;  un urlo che ai più potrà apparire almeno sconveniente ma in effetti è simile ai conati dei cronisti partigiani delle peggior dirette tv di calcio sintonizzate sul Milan-Inter di turno, scuola Tiziano Crudeli per intenderci. I professionisti del resto non si inventano dalla mattina alla sera.

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