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FIR E DINTORNI

L’ASTERISCO

E’ quell’arzigogolo, a tratti anche fastidioso, riportato a destra del cognome del giocatore convocato in una delle Nazionali della nostra Federazione, è quel richiamo solerte e mai passeggero, quel marchio veloce e, per qualcuno, senz’altro significativo, è l’asterisco d’ordinanza.

L’asterisco riporta poco sotto che il cognome in questione è stato, o ancora è, “membro della Accademia FIR...”, è il simbolo del centralismo del sapere ovale, è il marchio di una “scuola di rugby” artificiale che da anni muove passi importanti, soprattutto in termini di budget, e della quale alcuni dicono si devono ancora vedere i ritorni. Per tutti questi ultimi c’è l’asterisco.

Non mi dilungo sul vero significato delle accademie, quelle dell’emisfero Nord o quelle dell’emisfero Sud, niente dissertazioni sulle ultime agghiaccianti italiche novità in materia, vorrei dedicare solo un attimo per quell’asterisco, quel simbolo di solitudine e di differenza, quell’emarginato della lista convocazioni, quel fiero ed inutile tratto di distacco. Distacco fra un mondo fatto di gente che gioca a rugby ovunque e gente che invece pensa di metterci un asterisco, distacco fra un movimento ovale ed “il” movimento ovale, distacco fra formazione continua e presunta formazione d’elite.

L’asterisco sta li a chiedersi chi è che ha veramente bisogno di lui, chi sente il bisogno di erigerlo a monumento ad ogni comunicato, non sa se lui è un risultato o una movenza, un fatto o una presuntuosità, un traguardo o un passaggio necessario, quell’asterisco ne sa meno di tutti ma chi lo destina a quel posticino a lato del cognome  cosa sa?

Quell’asterisco traccia differenze, separa un territorio vasto chiamato Italia del rugby da un altro “territorio”, separa dimensioni e passioni, separa scuole, menti, conoscenze. Oppure unisce? No, un asterisco non unisce mai, lui lo sa ed anche chi lo usa.

Chi può avere bisogno davvero di quell’asterisco, che se certe differenze ci fossero si dovrebbero vedere in altro modo, a cosa serve l’asterisco?

Oppure è un titolo? Come Cavaliere del Lavoro o Commendatore o Barone?

L’asterisco sembra un mondo diverso da quello che c’è qui, sembra un tram che è già arrivato ma tu non l’hai mai visto passare, forse non c’entra niente con il rugby, forse è proprio così, se a qualcuno serve forse non è per il gioco del rugby ma per altro. Allora mi dispiace per l’asterisco, unico elemento di quelle convocazioni che non andrà mai veramente in campo, non potrà mia assaporare quanto è bello il rugby quando si dimentica di certi tornaconti.

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