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FIR E DINTORNI

I VORREI MA NON POSSO DEL CONSIGLIO FEDERALE

Asciutte! Imprecise al punto giusto, opportunamente decise in modo da risultare adeguatamente non decisive. Sono le scelte a cui ci ha abituato questo Consiglio Federale unipersonale, ondeggiante fra la necessità di essere continuità e la voglia di travalicare qualche vecchio schema senza però poterlo fare veramente. L’ansia per le decisioni del Consiglio Federale di Napoli dello scorso fine settimana si esaurisce nell’effetto che avevano trent’anni fa i “governi balneari”, si smorza nel freddo comunicato ricco di opzioni per la fantasia, ma ci sono due particolari per nulla nascosti che rappresentano altrettanti segnali, precisi.

Attacca così il comunicato stampaIl Presidente, aprendo i lavori ieri pomeriggio, ha sottolineato ancora una volta la volontà di favorire sempre più il coinvolgimento delle Società del territorio…” peccato che per dimostrare tale volontà ci si basi solo sul fatto che la sede delle riunioni è viaggiante, la dichiarazione è però importante anche se l’effetto è un “minus”. Diamo tempo al tempo, è tipico dei “vorrei ma non posso”, prima o poi scendono a far di conto con la loro vera essenza, speriamo sia quella giusta.

Il Presidente Gavazzi ha portato all’attenzione del Consiglio la politica di contenimento dei costi ….di cosa starà parlando? Di una improvvida decurtazione del personale, di un taglio del numero di consulenti, della diminuzione dei costi in Pro12 delle Zebre? (quelle si che sono milionate!). No, parlano dei Centri di Formazione per i giovani, delle Accademie Federali, in futuro queste saranno distribuite  sul territorio nel numero totale di 41 ed il vanto federale è che la cosa farà diminuire i costi. Quindi vien da pensare che: o prima i soldi erano spesi gran male o la qualità dell’intervento accademico prevista in questa nuova formula è molto ridimensionata, resta da augurarsi che i costi veri, quelli necessari per portare avanti una attività così impegnativa, non siano stati scaricati proprio sul territorio.

Fra nuove Commissioni, nomine e pacche sulle spalle, il Comunicato FIR arriva ai due punti chiave, eccoli li, silenziosi e rumorosi allo stesso tempo.

Al primo posto svetta la questione della Eccellenza che sarà nel prossimo Campionato, esclusi definitivamente i parmigiani, a undici squadre; la decisione non viene motivata, il perchè è un mistero volontario ma la comunicazione federale ci riporta che la decisione è stata presa “a maggioranza“. Non è faticoso immaginarlo ma sarebbe almeno piacevole conoscere in via ufficiale chi è, o sono, i Consiglieri in disaccordo con tale scelta e le loro motivazioni. Tanto per non sembrare un Consiglio di belle statuine, tanto per capire: è discontinuità, è capriccio, è dispetto, è nuova linea, è per sempre?

Il secondo elemento è invece di una profondità disarmante, parla del “Regime Giocatori stranieri partecipanti al progetto formativo federale“, dice il Comunicato:” E’ stato deliberato di equiparare ai giocatori di formazione italiana quei giocatori di formazione estera che abbiano partecipato per almeno due anni al percorso formativo federale nelle accademie zonali o nell’accademia nazionale.” Ahi Ahi, qui si parla di import di talenti, si parla di “equiparare” gli stranieri basta che stiano qui un paio di anni, una quisquilia insomma. La cosa ci ricorda la quantità di argentini che garantiscono la sopravvivenza della nostra Nazionale, ci ricorda che abbiamo avuto ed abbiamo in Azzurro isolani, neozelandesi e via così e a tutto questo non siamo ancora riusciti a mettere fine. C’è la tristezza di un fallimento formativo in questa delibera, c’è tutto il vuoto di crescita del vivaio italiano che la trascorsa gestione federale ha prodotto. In queste poche righe c’è il vero senso di questo Consiglio Federale che, messo di fronte ad un insuccesso che non può confessare e non sa ancora come arginare, reagisce alla vecchia, auspicando viaggi frequenti nei vivai australiani o sudamericani mentre i nuovi Centri di Formazione sono per ora solo occasione per comunicare il “taglio dei costi”.

Abbiamo ancora tanta strada da fare.

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