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FIR E DINTORNI

COSTRUIRE LA FILIERA CONTRO IL RUGBY “STRACCIONE”

Mi stuzzicano, mi incitano ad atteggiamenti non consoni alla monarchia ovale in cui viviamo, ed io ci casco, ah se ci casco! Filippo Mazzoni risponde al pezzo de “Il Nero Il Rugby” sulla situazione pratese di Eccellenza  con dovizia di spunti e riflessioni, a volte alternativi a quelli del sottoscritto e per questo interessanti,  uno mi colpisce più di altri “…se poi mi dici che sarebbe da rivedere le regole dell’attribuzione dei contributi federali, delle regole di un rugby di Eccellenza che qualche amico-collega definisce ironicamente ma giustamente “professionismo-straccione”, come di tante cose che non vanno nel rugby, per il bene della nostra amata palla ovale allora sono d’accordo con te…”. 

Rieccolo che ritorna, perchè Filippo ha ragione, quello ritorna e pure su un cavallo bianco, chi? Il “professionismo straccione”. Credevamo di essercene liberati dopo aver reso il Campionato di Eccellenza una parentesi semi-dilettantesca ed aver scaricato sulla Serie A parte dei suoi problemi, dopo aver assistito alla crisi economica che si mangiava i bilanci di tutte le Società mentre quello della Federazione lievitava, credevamo aver messo da parte ogni velleità di fare rugby fuori da Tirrenia e Parma (Treviso é stata una spina nel fianco che si è dimostrata ineliminabile pur dai migliori federales). Invece eccoci ancora qui a pretendere che fuori dall’Olimpico e in altri giorni che non siano Febbraio e Marzo si possa ancora giocare un buon rugby, pretendere di avere un campionato italiano di Eccellenza e di Serie A di buon livello che mica tutti possono o vogliono andare a Treviso a vedere la partita.

Dopo anni che la FIR uccide sistematicamente i campionati e la crescita del territorio cosa ci resta per giocare a rugby? Quel “professionismo” di cui si parlava è “straccione” prima di tutto perchè è stata “stracciona” la gestione del vertice del rugby che si è, tra l’altro,  prodigata nell’allontanare tutte le potenzialità di crescita dal movimento per arroccarlo su imprese accentratrici e troppo spesso pure sterili.

Un esempio per tutti salta all’occhio leggendo la attualità dove svettano due notizie parallele. La prima era un comunicato della Federazione che dava i nomi dei 35 “reclusi” di Parma, ovvero dei 35 ragazzi ammessi alla Accademia federale trasferita da quest’anno da Tirrenia a Parma.

La seconda notizia veniva dall’Australia dove la locale federazione, causa la crisi di risultati del proprio rugby,  ha deciso di invertire la rotta chiudendo la Accademia federale a vantaggio di Accademia locali basate nelle cinque franchigie di Super XV. E’ un ritorno al territorio, così hanno detto gli australiani.

Non si tratta di strisciare fra le polemiche ma nemmeno di strisciare ai piedi del monarca, si tratta di guardare avanti e, a proposito di questo, è intelligente la posizione che Vittorio Munari ha proposto in una recente intervista a Ennio Grosso su Il Gazzettino:”Solo motivi non tecnici possono aver lasciato ancora insolute le problematiche di costruzione di una filiera in grado di alimentare le franchigie di Celtic League. Per un giocatore di qualità verso fine carriera, il movimento dovrebbe proporre altri 4 giocatori di pari livello. La mancanza di un’Academy per le franchigie e la mancanza di una logica regolamentazione nei rapporti con i club d’Eccellenza sono alla base di questa frattura nella costruzione di giocatori per l’alto livello.”

Costruire la “filiera”, ad esempio,  è una delle cose anti-straccioni che è auspicabile, molte Società provano a farlo, da sole. Poi ci sono “i motivi non tecnici” e su questo, nell’ultimo anno, non si sono visti cambiamenti importanti ma non è detto che non accada qualcosa, l’aria non è così immobile, la gestione attuale sembra non amare l’assoluta continuità ed i cortigiani sono allo stremo.

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