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SERIE A ELITE

DAL “RUGBY NINE” AL “TUTTA VOLONTA'” SI VOLA VERSO LA FINALE D’ECCELLENZA

In finale ci vanno i Cavalieri e la corazzata Mogliano  dopo due match non sempre bellissimi ma sicuramente appassionanti che lasciano amaro in bocca a chi sperava in una finale tutta lombarda, il pallino invece si sposta in Toscana, a Prato,  che attende i veneti di Casellato per l’ultimo atto di un Campionato senza’altro positivo sul piano della maturazione del rugby italiano ma ancora acerbo su quello della penetrazione nei cuori della gente.

I Cavalieri passano molto bene, sono i più forti nel doppio match con Calvisano, Mogliano invece si arrocca bene e lascia fare alla potenza autodistruttiva del Viadana che si merita di restare a casa il prossimo week-end  a guardare la TV: quando si è più forti si vince e basta.

DOPO IL SEVEN ECCO IL “RUGBY NINE”  La possibilità che Viadana potesse trascorrere il fine settimana della finale in vacanza è lampante dopo il primo quarto d’ora della partita:  Mogliano ha già sbagliato un paio di calci ed è in balia della più totale confusione sotto la potente pressione mantovana, i giocatori biancoblù commettono falli a ripetizione e non riescono a contenere la mischia del Viadana fino a che rimangono, giustamente, in campo in tredici. L’inferiorità numerica durerà per oltre venti minuti ma, non bastasse la tenace resistenza dei veneti, ci pensa Viadana a riequilibrare le sorti rinunciando per tutti quei venti lunghissimi minuti a giocare al largo, proponendo per tutti quel tempo la durissima sorte di una mischia fortissima ma che però non riesce a mettere il punto, i mantovani decidono infatti che giocare in nove basta e avanzano e lasciano i loro compagni dal N° 10 Apperley al n° 15 Robertson a fare da comparse in campo proprio quando sarebbe bastato aprire la palla al largo per trovare spazi sconfinati e mete quasi sicure. E’ così che Viadana gioca in 9 contro 13, ecco il Rugby Nine,   ed è “nine” solo perchè del mediano di mischia non ne puoi fare davvero a meno;  il Rugby Nine, Viadana insegna, consiste nel far giocare solo quelli che hanno il numero dall’uno al nove,  questa nuova versione del rugby va giocata solo contro una squadra di Rugby a XV altrimenti non fa abbastanza male. Questo ruolino viadanese continuerà in molte fasi dell’incontro in maniera davvero stucchevole. Mogliano mette giù nel primo tempo la sua versione del “non gioco”, subisce praticamente in ogni reparto e passa l’esame grazie ad una difesa, anche questa quasi inedita, capace di prendere le misure sul pack mantovano  e con le sue catapulte che spostano il gioco in maniera quasi millimetrica. E’ la legge del più “debole” ovvero quella di entrare in campo per giocare davvero, aprendosi tutti insieme, dando aria al pallone, usando il campo in maniera precisa mentre il Viadana continua testardamente a rotolare per il campo con un Cowan che non si dimostra all’altezza di una semifinale. Alla fine sono i gialloneri che buttano la partita, uccidono la loro superiorità, annichiliscono la fantasia; molto positivi  in campo Santamaria, Barbieri, Padrò e Apperley. Il Mogliano arriva alla finale ed è quello che conta ma la linea di meta è sempre laggiù in fondo, inesplorata; sono talmente tanti i molto buoni fra i biancoblù che bisogna limitarsi a citare solo gli ottimi: Nathan, cresciuto moltissimo Barbini, il “solito”Lucchese e poi Swanepoel.

A TUTTA VOLONTA’  Non si può prescindere dalla situazione societaria per ricordare che quelli di Prato che vanno in campo sono davvero gente speciale, gente di rugby a tutto tondo, capaci di “fare gruppo” davvero e decidere che si va fino al massimo, a tutta volontà appunto e anche nonostante tutto, nonostante la stessa Società i cui colori difendono: adesso quei ragazzi sono in finale. Quei ragazzi ci hanno provato a rovinarsi la vita nel primo tempo del loro match con Calvisano, due mete prese dal pack bresciano in pochi minuti contro un solo calcio del solito Ragusi e poi il rischio concreto di una debacle che però non arriva mentre, per loro fortuna, arriva il doppio fischio degli arbitri e tutti a prendere il the. Se il primo tempo finisce 14 -3 per il Calvisano il secondo tempo è tutta un’altra storia, i Cavalieri sono concentrati e sporcano tutta la gestione statica di Calvisano che non mette più dentro una rimessa e trova una mischia toscana meno remissiva, ci sono i soliti Griffen e Vunisa che fanno e tutto il Calvisano che disfa mentre i pratesi sono leggeri e rapidi a riproporre il gioco lontano dal pack ed a centrare intere serie di placcaggi di alto livello. Il Calvisano gioca “difficile” e sbaglia il “facile”, è così che una loro lunga serie di bellissimi off load  viene da loro stessi vanificata da una altrettanto lunga serie di avanti o altri problemi di handling  a dimostrazione che le cose non basta saperle fare, bisogna farle bene. Il secondo tempo dura venti minuti poi i Cavalieri lo prendono in mano, cominciano a correre, a portarsi in giro il Calvisano, arriva la fine della seconda frazione e si saranno segnati solo 3 punti e li hanno fatti i toscani. Majstorovic, Saccardo,  Del Nevo e Cavalieri gli ottimi fra i Cavalieri, oltre all’immenso Griffen ed al citato Vunisa molto bene  Berne, Canavosio e soprattutto Costanzo fra i gialloneri.

IL BELLO ED IL BRUTTO Le semifinali sono finite e, ad aprire le porte alla finale, due episodi non eludibili, uno bello ed uno brutto.

Quello bello è sulle spalle solide ed a vero merito di Paul Griffen del quale non si può non notare lo stile con cui saluta gli avversari di Prato a fine partita, la sua compostezza e la sua sportività, sportività che emerge anche nelle dichiarazioni in diretta RAI subito dopo il match. Paul Griffen: chapeau! 

Poi c’è quello brutto ed è Umberto Casellato che se ne fa carico anche lui in diretta TV che se il Giudice Sportivo avesse da ridire nessuno lo potrebbe contestare. Il Casellato non trova di meglio subito dopo la fine della partita, entrato in campo per festeggiare la finale raggiunta dei suoi,  di aggredire e schiaffeggiare un giocatore avversario per poi farsi portare via a braccia dai suoi giocatori e dirigenti come un Balotelli qualsiasi. Umberto: “pigliate ‘na pastiglia, siente a mme!”

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