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SEI NAZIONI

ITALRUGBY: QUELL’INCOMPLETEZZA CHE LI FA BELLISSIMI

Poi il Sei Nazioni lo vince il Galles strapazzando una Inghilterra in debito di tutto, dopo il match con l’Italia soprattutto di credibilità, tranne che di ossigeno; la dimostrazione che non bastano quattro ragazzotti grossi,  bravi e con tanto fiato per portarsi a casa il più bel titolo europeo viene proprio dai bianchi piegati dalla devastante mischia e da qualche punticino di esperienza in più dei gallesi. Così Lancaster, il coach più celebrato di questo Sei Nazioni, porta a casa non solo l’insuccesso del Torneo non vinto ma anche la sconfitta più pesante e disonorevole da molto tempo.

L’Italia vince con gli irlandesi in una partita che solo per poco si è riaperta ma che gli Azzurri hanno deciso non dovesse sfuggirgli, il contrario dello scoramento, del calo visto in altre occasioni simili, un sintomo di maturità e di capacità di essere squadra che è il vero successo di questo torneo europeo per gli italiani.  Perdere non era un file preso in considerazione dalle menti dei nostri ventitrè,  troppo ampio il possesso e la permanenza sul campo avversario, troppo solida e bella la difesa,  troppi off loads, troppi passaggi fatti, troppi placcaggi chiusi, troppe mauls vinte, queste sono solo alcuni delle caratteristiche della partita dove gli Azzurri sono stati superiori. Superiori anche atleticamente perchè gli irlandesi si rompevano troppo, hanno subito infortuni a ripetizione, si sono visti tanti acciacchi oltre al troppo nervosismo fra le maglie verdi.

Eppure la squadra italiana ha comunque sofferto vizi antichi, troppo fallosa e quindi troppi calci concessi agli avversari, troppo bassa la percentuale di realizzazione dei propri calci, troppi errori banali, troppo tatticismo e poca invenzione in certe fasi, troppo scarica di cinismo nei momenti clou, troppo Parisse. Lo so so che dopo una vittoria così fanno bene solo le celebrazioni e dire cose così si passa da antipatici ma , ammettiamolo, Parisse è stato un gigante, è stato determinante in diverse fasi di gioco, lui sceglie e realizza le scelte, coordina e finalizza, un tipino in azzurro a dir poco inestimabile.

Non è stata un  bella partita e non è stata una bella Italia quella con l’Irlanda, così come a ricordarsi della disfatta di Scozia e della figura a pesci in faccia presa dal Galles vien da star male ma è proprio questa consapevolezza che il progetto Italia è solo all’inizio che piace ancora di più, che fa sognare. Brunel al suo secondo Sei Nazioni ha regalato al nostro movimento una squadra a tratti bellissima ed in altri impresentabile, a volte feroce ed in altre occasioni spaesata, non sempre equilibrata ma comunque evidentemente vincente. Il coach francese ci parla e ci racconta bene dove le cose devono ancora cambiare, sa cosa fare in campo e con il team, individua il metodo che funziona fuori dalla Nazionale stessa (le franchigie) e la strada da seguire (ampliare il bacino dell’Alto Livello).

L’Italia è una grande  incompleta, grande però e anche bellissima e questa è già una gran cosa.

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