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QUESTIONE DA PRO

TUTTO QUESTO PARLAR DI ARBITRI QUAL SEGNO MAI SARA’?

George Clancy

Arriva  in questi giorni eco della tempestiva polemica sollevata dal Presidente FIR  sull’operato dell’arbitro Clancy nell’ultimo italico turno del Sei Nazioni ed anche i modi del capo del rugby italiano, senz’altro grezzi e spicci, sono sembrati, almeno a me,  per una volta adeguati alla gravità del caso.

La questione della gestione della partita da parte di arbitri frustrati alla carriera, perchè essere votati alla carriera arbitrale fa diventare evidentemente frustrante l’esserlo, è apparsa in diretta europea domenica scorsa nè più e nè meno di come già appaia molto spesso, come ha ben evocato Vittorio Munari nel suo tinello, in quel di Monigo-Treviso durante alcuni match di Pro12.

Altro spunto che merita vendetta, come non dimentica di ricordare ogni tanto lo stesso Presidente degli arbitri italiani  Celon pur con il suo consueto stile raffinato e gentile, è la mancanza di considerazione degli arbitri italiani nel panorama europeo.  Alcuni arbitri italiani non sono per nulla inferiori  a certi altri del nord europa anzi, senza far confronti diretti che a Celon non piace, sono anche più attenti e rapidi, meglio preparati atleticamente e, se non altro, più umili e disponibili in campo.

Il fatto che si sollevino polemiche sugli arbitri europei, cosa che sappiamo non venire solo dall’Italia, rappresenta un sintomo sul quale vale la pena spenderci il pensierino della sera. Sul fronte italiano è vero che si chiede solo un po’ di rispetto, il “duepesiduemisure” Clancy è un caso chiuso nel momento in cui si è fischiato la fine, da parte italiana non ci sono altri interessi eclatanti salvo la necessità venga rispettato il lavoro del nostro rugby. Per tutti gli altri però, i maestri, il perchè di certi loro atteggiamenti verso gli arbitri è almeno dubbio e poi perchè tenere lontano i nostri fischietti dai campi di gioco europei?

Di fronte a tutto questo discettar di referee comunque ci si sorprende a sospettare che la strada del professionismo ovale si stia facendo irta di insidie tipiche del mondo della palla tonda, oppure a discutere sul fatto che si stia perdendo il senso del gioco a vantaggio dell’episodio, oppure che il rugby stia diventando “stretto” per potersi permettere errori di qualsiasi specie. Esiste anche la possibilità che ci sia sempre meno voglia di mettere in discussione i costosi giocatori, i cocchi di mamma di pubblico e sponsor ed allora, ecco l’arbitro pronto a ricever spesso colpa del disastro altrui. In tutti i casi ci sono arbitri davvero mal preparati e di questo qualcuno si dovrà far carico, sostituirli, magari con qualche italiano.

Insomma tutto questo parlar di arbitri qual segno mai sarà? Tutta la cosa comunque mi ricorda una frase di Berthold Brecht :” Sto lavorando duro…per preparare il mio prossimo errore”.

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