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PERSONAGGI

CROCIATI, PARMA ED IL RUGBY. PARLA MASSIMO GIOVANELLI

Massimo Giovanelli DS Crociati Rugby

Non fa bel tempo sopra Parma, piovono grane sul fronte Crociati e la cosa ha assunto, ahimè, contorni troppo amari per lasciare che tutti pensino sia solo così. La Società ha scelto di sostituire Mazzariol con Bordon, i giocatori si sono ribellati non presentandosi agli allenamenti, è nato un testa a testa fra giocatori e Società pesante, sotto tutti i punti di vista. Ieri i giocatori hanno emesso un “comunicato”, torneranno in campo “ma solo per il “gruppo” e non per la Società”.

Massimo Giovanelli, il “Giova”,  una delle bandiere del rugby italiano, dei Crociati è da due stagioni il Direttore Sportivo ma con un progetto chiaro in testa; con i Crociati e con il territorio parmigiano lo sta cucendo e questa brutta storia non gli fa bene. Ho chiesto a lui di spiegare cosa accade, il suo punto di vista,  capire perchè e dove si andrà. Questa la nostra chiacchierata.

Stefano Franceschi:” Parma ed il parmigiano in crisi nel rugby?

Massimo Giovannelli: “La crisi a Parma nel mondo del Rugby è la stessa che attanaglia il rugby italico dopo i sogni di gloria del decennio scorso, figli dell’ubriacatura collettiva dovuta al nostro ingresso al Sei Nazioni, ed infrantisi contro un muro di debiti finanziari, ancora oggi in carico a molti ex dirigenti di clubs, od ancor peggio, diluiti nelle varie ” liquidazioni societarie”. “

SF:Cosa accade ai Crociati, perchè la sostituzione di Mazzariol?

MG: “L’avvicendamento di Bordon, soltanto sul campo, è dovuto al fatto che una squadra giovane come la nostra, figlia di un progetto ambizioso di schierare solo giocatori italiani o di origine, ha bisogno di essere motivata e stimolata in modo più diretto ed efficace.La nostra posizione di classifica ha obbligato la società ad operare in una dinamica più di matrice “calcistica”, ma la posta in gioco legata ad un eventuale retrocessione, il progetto territoriale su Parma inteso come distretto del rugby, dove i Crociati assumano il ruolo di Franchigia provinciale, naturale sbocco dei migliori giovani talenti e l’arrivo delle Accademie legate ai clubs di Eccellenza, è troppo alta per non lasciare niente di intentato. Il rischio rimane alto, ma se non altro avremo interrotto un ipotetico ciclo negativo, in termini di messaggio comportamentale e di stile.

SF: I giocatori della prima squadra hanno assunto un atteggiamento durissimo, la Società come ha intenzione di rispondere? E’ vera la possibilità che si ritiri la prima squadra dal Campionato?

MG:Abbiamo vissuto troppo a lungo di sogni e speranze, formando a nostra insaputa, una generazione di giocatori, ottimi in allenamento, ma sempre bisognosi di stranieri al loro fianco per “esistere” e ” vincere qualcosa, creando una subcultura del professionismo e le basi per una futura generazione che non si preoccupa del dopo carriera e che oggi sul campo si accontenta di assomigliare a dei giocatori. E ‘ forse in questi ambiti che nascono piccole proteste senza capo ne’ coda, portate avanti da chi vede nel cambiamento una rimessa in discussione del proprio ruolo e delle proprie garanzie. I cambiamenti rimescolano il sangue, agitano i cuori e ci scuotono dalle nostre apatie. Difficile quindi comprendere che siano proprio i giovani, da sempre promotori del cambiamento, ad opporsi ad una democratizzazione del posto da titolare alla domenica. Sin dall’inizio la società ha deciso di assumere, con grande compattezza e determinazione, la decisione di non recedere dalle proprie decisioni, sancite dal suo ruolo, e normate da un Regolamento Federale, a cui ogni tesserato deve guardare come riferimento, esprimendo  l’intenzione di rispettare il campionato, pronti a scendere in campo con l’U20 e chi, tra i giocatori, avesse deciso di onorare il proprio contratto.  Anche nelle fasi più cruciali il messaggio veicolato è sempre stato quello che avrebbe giocato solo chi si sarebbe allenato, in risposta alla proposta, ventilata dall’ex vice-allenatore Mandelli, di scendere in campo direttamente sabato ,senza sottostare alle direttive del Sig.Bordon.

 SF:”Adesso cosa potrà accadere?”

MGChe tutto torni alla normalità, sperando che questa brutta pagina non vada ad aggravare ulteriormente il fardello di poca credibilità che già pesa sul nostro rugby di bottega, dimenticandoci che da dodici anni abbiamo l’Onere e l’Onore di giocare nel torneo di rugby più antico del mondo. Parafrasando una frase di un  nostro grandissimo uomo politico, Camillo Benso Conte di Cavour, potremmo dire che “abbiamo fatto il Sei Nazioni, ora dobbiamo crearne la cultura”.

SF: “Eppure Massimo Giovannelli ha un progetto chiaro per il rugby parmigiano.”

MG:Si chiama TerraOvale e si pone come obiettivo lo sviluppo e la propaganda del rugby nella Provincia di Parma. Le società storiche si uniscono, insieme ad altre piacentine dell’Oltrepo’, in un contratto di rete, per diventare una minifranchigia ed essere incubatrici di un di un sistema territoriale che dagli estremi appennini al Po favorisca la nascita di dieci nuove società, nei paesi di maggior peso nell’economia locale, a forte vocazione enogastronomico-turistica. Per citarne alcuni: Langhirano, Zibello, Salsomaggiore Fidenza, Borgotaro. E’ una sfida ambiziosa che vede nei Crociati la capofila, ma anche il fiore all’occhiello, futura partecipata entro tre anni, in quote proporzionali, delle società territoriali. Abbiamo già incontrato le amministrazioni locali, entusiaste del nuovo verbo sportivo e dei valori del Rugby; ci è stato concesso  il patrocinio della Fir, della Provincia di Parma e del Coni provinciale. Importanti sponsors nazionali stanno stringendo accordi di partenariato, oltre alla Joint- venture con fondazione Exodus, fondata da don Mazzi 25 anni fa, che vede le nuove realtà come avamposto sociale per i nostri giovani; una sorta di moderni oratori laici dello sport.

SF: “TerraOvale allora a che punto è ?”

MG:Siamo partiti con il progetto a Maggio del 2012, a salvezza dei Crociati raggiunta. La forte vocazione sociale e formativa del progetto legato al mondo dei giovani, ha avuto un ruolo di collante nei confronti di partners importanti che ora però ci chiedono di progredire nella fase esecutiva; a gennaio depositeremo il contratto di rete in camera di commercio; sarà eletto un consiglio, formato dai rappresentanti delle Società ed un presidente, fortemente rappresentativo del territorio di Parma ed entro febbraio elaboreremo il piano strategico con la pianificazione degli interventi per settori (piano finanziario, logistica, formazione del personale,  progetto scuole,strutturazione delle nuove società, partenariati).

 SF:”Speriamo allora che Parma recuperi….ed anche i Crociati”

MG: Ci puoi contare, e daremo del nostro meglio dentro e fuori dal campo, perchè cio’ avvenga.

La vicenda Società-giocatori dentro i Crociati non è l’unica cosa che c’è a Parma, questo deve essere chiaro e, diciamolo forte, fa bene al cuore saperlo, sapere che c’è un progetto, così vasto, ambizioso e determinato fa bene al cuore ed al rugby.  Questa considerazione potrebbe essere il punto di partenza per tutte le componenti impegnate nella “amara sfida” di questi giorni nei Crociati; ricomporre e ripartire dal rugby, certo dalle regole, tutte, ma anche da un sano e coscienzioso realismo.

In questo senso tutto il  rugby italiano deve però interrogarsi su queste vicende, ci sono assetti da ricostruire, equilibri infranti sul campo e fuori e, lasciatemelo dire, proprio in Federazione è il caso ci si guardi bene dentro questi fatti, sarebbe lunga dirla tutta ma credo che basti ricordare che : il rugby è tutto il movimento. Tutto, senza nessuna esclusione.

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