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FIR E DINTORNI

GAVAZZI PRESIDENTE MA SENZA CONTINUITA’

Il bresciano Alfredo Gavazzi è il nuovo Presidente della FIR.  Tutti potrebbero esclamare “come previsto!” ma non Gavazzi ed il suo mentore arrivati alla vittoria con il 30% di voti in meno di quanto accreditato ed un movimento che per quasi la metà (46%) gli ha detto un secco “no”. Finiti i tempi “bulgari” del dondismo sarebbe un errore che il nuovo Presidente pensasse di poterne rappresentare la continuità, non ne ha il consenso sufficiente, il suo programma, dopo il 15 settembre, non vanta possibilità di “continuismo” e non gli è stata consegnata la capacità politica di garantire le rendite promesse in giro senza schiaffeggiare maldestramente mezza penisola, tutti problemi che il Dondi non aveva. Che la vittoria non sarebbe stata piena l’Alfredo Gavazzi, che è tipo moto intelligente, lo sapeva eccome, così’ come aveva percepito il pericolo di poter essere il Presidente di sola mezza FIR, ha quindi abbracciato per tempo parte del programma dei suoi avversari, ha cominciato a parlarne almeno un po’ la lingua al punto di cercarne il consenso con pontieri (e pompieri) che si sono rincorsi fino a poco prima l’Assemblea. Dopo la elezione, ha parlato subito di infrastrutture ed allenatori che scarseggiano a dimostrazione che avere una “opposizione” riscalda il “cuore” e fa bene al rugby. Posto quanto detto è possibile che il quadriennio del Presidente Gavazzi non sia assolutamente negativo, quest’ultimo potrebbe trovare proprio nei voti di Zatta e di Amore degli ottimi alleati per evitarsi uno sterile “continuismo”.
Amerino Zatta ha raccolto quasi il 40% ma se , invece di aspettarsi un mese in più di campagna elettorale,  si fosse mosso un mese prima ora staremmo a fare altri commenti. Il suo dato elettorale già di per se eccellente ha un pregio,  quello di aver coagulato tanto consenso in poco tempo intorno ad una proposta, magari troppo inglese e rivoluzionaria, davvero nuova e di cui si discuterà nel movimento nei prossimi anni.. Zatta ha rotto inoltre un tabù, ovvero quello che se il Veneto si compatta fa peccato mortale e se invece lo fanno gli altri (come accade da decenni) è un gran bene per il rugby, il trevigiano ha raccolto nelle Venezie più del previsto 85% e, se tanta unità sarà confermata nel tempo, questo peserà immancabilmente sugli equilibri dell’italico ovale più del Consigliere Federale che non è stato eletto. In verità il Veneto un Consigliere Federale lo ha, Susanna Vecchi, rodigina dissidente, è stata eletta con i voti delle altre regioni amiche di Gavazzi che è un po’ come se il vostro Amministratore di Condominio mandasse il vostro vicino di casa a gestire casa vostra inclusi orari dei pasti e turni per fare la pipì. Se la discesa in campo della Vecchi ha avuto contorni patetici la sua elezione è davvero scomoda prima di tutto per lei , chissà se il suo compito è quello del vice-lanzichenecco, ovvero di sfasciare questo fastidiosissimo Veneto unito, oppure che altro. Compiti a casa non ne porta più Andrea Rinaldo che, per chiudere le vicende venetiste, è stato negli ultimi 4 anni, anche se nessuno se ne è accorto, Consigliere Federale veneto e padovano. Il Rinaldo ha piazzato una intervista a sorpresa sul Gazzettino in piena campagna elettorale in cui sconfessava pesantemente la linea della “sua” Società, il Petrarca, e del Veneto tutto. Una pugnalata alle spalle a freddo che ha sortito l’effetto di una puntura di spillo ma che ha dato modo al Rinaldo di farsi ricordare a lungo in quel di Padova e dintorni e a me di darmi  l’opportunità di rimandare alla prossima puntata il paragrafo sugli Alti Valori del rugby.

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