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FIR E DINTORNI

DUE CHIACCHIERE CON AMERINO ZATTA, IL PRESIDENTE CHE GUARDA IN FACCIA LA REALTA’



Amerino Zatta

Ho fatto due chiacchiere con Amerino Zatta, candidato alla Presidenza della FIR,  un incontro fra pragmatici, ci siamo spiegati ma soprattutto ci siamo capiti; di seguito il risultato.
(Stefano Il Nero) Presidente Zatta, è piaciuto il fatto lei si candidi non contro qualcuno ma per qualcosa, quale dei suoi “qualcosa” l’ha spinta definitivamente a scendere nella contesa?
(Amerino Zatta) Il rugby italiano deve interessarsi in modo definitivo del rugby di base; non solo Promozione ma anche Sviluppo, questo è il punto di partenza.
(SIN) Abbiamo visto il rugby salire nei numeri nei test match e nel Sei Nazioni: pubblico, sponsor, media. A questa “crescita” non è però corrisposta una vera crescita del “movimento”, del rugby italiano, quello che gioca tutti i giorni: dove abbiamo sbagliato?
(AZ) Non dobbiamo mai confondere la crescita mediatica con la reale crescita del movimento, certamente è stato sbagliato qualcosa in passato ma è anche vero che il rugby italiano ha dovuto affrontare contemporaneamente il passaggio a forme di professionismo e la partecipazione a Tornei di rilevanza mondiale, pensiamo al Sei Nazioni; il salto non è stato facile e, nel realizzarlo, è stato penalizzato lo Sviluppo dei nostri club di base, a questo è ora di mettere rimedio in modo defintivo.
(SIN) L’Italia viene disegnata come una federazione politicamente forte dentro IRB e strutture internazionali varie, è vero? Comunque sia perché di questa potenza non c’è vera traccia sui nostri campi?
(AZ) La posizione politica dell’Italia si avvantaggia di aperture di credito che ci sono state offerte, sarebbe un gravissimo errore ritenere che tali aperture perdureranno negli anni e non possano venire invece modificate a vantaggio di altri, in questo senso non dobbiamo sottovalutare nulla.
(SIN) Questo blog ha il pallino del “formare i formatori” , ovvero mandare i coach in giro per il mondo ovale che conta ad imparare rugby, lei cosa ne pensa?
(AZ) Mandare gli allenatori a fare esperienza all’estero di sicuro è molto importante ma non tutti hanno la possibilità di farlo, è compito della Federazione raggiungere tutti i club per aiutarli a formare allenatori, arbitri e dirigenti del futuro. Nel mio Programma c’è un capitolo dedicato specificatamente alla Formazione.
(SIN) Lombardia, Emilia, Veneto, Toscana , Lazio e poi ci si ferma sempre li: cosa si deve fare per far decollare, spesso per fare nascere il rugby nel Sud-Italia?
(AZ) Mi piace dire che bisogna far rinascere il rugby al Sud, in questo senso credo sia prioritario rilanciare piazze storiche come Catania, Benevento, Napoli e l’Aquila; è proprio al rugby cosiddetto di Frontiera o Periferico che il mio Programma Didattico si rivolge specificatamente.
(SIN) Quale sarà Il primo atto se diventa Presidente?

(AZ) Conoscere al più presto il reale stato dell’arte e indire gli Stati Generali del rugby italiano; il nostro movimento deve crescere in cultura rugbistica per essere in grado di prendere decisioni appropriate ed importanti per e nel futuro.
Zatta ci ha raccontato di un rugby che guarda in faccia la realtà, che non accetta di vivere di rendite di posizione, che crede nel territorio italiano come prima risorsa per la propria crescita, di un rugby aperto e vitale ma che deve rimboccarsi le maniche sul serio se vuole davvero essere anche solo un po’ di quello che sogna. Questo si chiama parlar chiaro, questo è un buon modo per costruire.
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