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FIR E DINTORNI

LETTERA AL PRESIDENTE

Egregio Presidente
Non è difficile capire che giunto al traguardo invidiabile di 77 anni ancora in sella alla propria passione e, come capita a Lei, al proprio lungo incarico istituzionale, sia magari difficile lasciarlo specialmente per Lei che in questi anni ha trovato difficile persino condividerlo. E’ l’esperienza, ovvero la capacità di capire il valore delle cose, che guida spesso le uscite come la sua, ma è appunto il valore della cose il soggetto non il proprio che dovrebbe dominare una uscita. Ci sono sempre pochissimi motivi per cui un uomo “anziano” cede il passo e, quando l’età non bastasse e la freschezza fosse straordinariamente garantita, sicuramente uno è la voglia di continuità. Cos’è la continuità? Non è l’immagine di chi lascia ma il futuro di chi arriva. Uno come Lei deve lasciare perché capisce che quello che lui ha realizzato deve andare avanti, magari con metodi e filosofie nuove, ovviamente con uomini diversi, un anziano sa che sono “i tempi” che scelgono gli uomini e non viceversa. La continuità non è chiedere ad altri di cavalcare lo stesso cavallo che si è già montato a lungo ma aspettarsi che il tutto continui a funzionare e produca buon frutto. A lei non dovrebbe interessare chi e cosa verrà dopo, l’importante per Lei dovrebbe essere che chi arriva al suo posto possa partire dal punto dove Lei è arrivato, perché questo è il miglior modo di dimostrare che il proprio lavoro non è mai andato perduto. Lei ci lascia Presidente? Forse no, lascia solo la Presidenza della FIR ma, a quel che appare dalle sue prime dichiarazioni, l’unica cosa che lascia è solo una striscia amara dietro di se fatta di pesanti dichiarazioni ed addirittura la designazione di altro candidato della sua, come Lei l’ha definita, “cordata”. Perché Lei , evidentemente, non è il Presidente di tutti ma della sua “cordata”. Mi permetta di dirle che Lei da l’impressione di tenere più di ogni cosa al sistema di potere che Lei ha creato/gestito che al rugby stesso; dalle sue dichiarazioni appare un triste “dopo di me o sarà quello che dico io o sarà il nulla” e questo non fa di lei il Presidente anziano e saggio che lascia. Lei ha fatto più la parte del vecchio piccato ed ingrugnito attaccato ai suoi incarichi ed alla sua storia, attaccato al suo passato più che al nostro futuro. I grandi andandosene ringraziano, forse è in tempo per rimediare.  Io invece La ringrazio sinceramente fin d’ora perché, pur sapendo che molto deve cambiare, non dimentico il merito che sta dietro il suo lavoro.
Lei,  Presidente, ha detto che se ne va perché “questo non è più il suo mondo”, se non piace a Lei che lo ha creato pensi un po’ a noi che lo abbiamo sopportato ma stia tranquillo, perché c’è chi cercherà di  migliorarlo.
I più cordiali saluti
Stefano Franceschi

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