“Io non gioco per non prenderle!” Ha battezzato così negli scorsi giorni il nuovo coach della Nazionale Jacques Brunel il contatto con i media durante la serie di allenamenti del suo primo raduno con i suoi azzurri. Il Brunel ha deciso di partire dal difficile, ha sminato il campo che ci aveva messo davanti il vecchio coach , si è preso le sue responsabilità in modo pesante e definitivo. Brunel facendo così ha delimitato l’area di azione del proprio operato alla dimensione unica e scontata , le squadre vanno sempre in campo per vincere, ma ha anche lanciato un messaggio chiaro alle due componenti essenziali del suo lavoro.
La prima è la Federazione, Dondi & Co possono dire che di aver ingaggiato uno che ha gli obiettivi tipici di un coach? Brunel ha risposto di si ma ha anche detto che il coach è lui e da lui dipende quanto sopra. La seconda componente è quella più importante ovvero quella dei giocatori e dello staff. A questo proposito ricordo un illustre amico ovale avermi raccontato di essere stato disgustato quando il capitan Parisse, dopo una delle batoste mondiali, se ne uscì dicendo “abbiamo dimostrato di essere veri uomini” ; ha ragione il mio amico quando dice che nessuno potesse pensare il contrario ma soprattutto che non erano in campo per quello. In campo si va per giocare a rugby e per vincere.
I nostri cocchi in azzurro sono abituati a prenderne il meno possibile ad alle sconfitte onorevoli come obiettivo ? Ecco la cura Brunel.
Il segnale di Brunel è chiaro ed è lo stravolgimento della teoria mallettiana, se ne faccia una ragione anche lo staff , non si va più in campo per solcar l’erbetta perchè la leggiadra favoletta della vispa teresa vale solo per i bimbi buoni.
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